Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film
Un Hitchcock già piuttosto maturo.
Il primo dei due The Man Who Knew Too Much è un lavoro preparatorio, che serve a Hitchcock a seminare il terreno in vista dei capolavori successivi. La spy story, innanzitutto: di passo spedito e disinvolto, mette al proprio centro protagonisti dettati dall'imprevisto e dalla casualità, i due coniugi Lawrence, contrapposti ad un nemico oscuro mosso da ragioni oscure. Manca persino il MacGuffin, i complottatori ordiscono l'attentato solo perché esso è funzionale alla storia: è incredibile come Hitchcock riesca a destituire le sue vicende da qualsiasi connotato politico e politicizzato, perché il suo obiettivo è fare intrattenimento puro. Poi abbiamo la donna, forse la prima grande donna perspicuamente hitchcockiana: forte e fragile allo stesso tempo, imbraccia con freddezza armi da fuoco ma è anche dotata di un tenero senso materno. Nel risolvere personalmente il dilemma finale salvando la figliuola e ponendo fine al conflitto a fuoco, opera una sintesi fra i due lati del suo carattere muliebre. Infine, si annota l'accento che viene posto sul rapporto, apparentemente inconciliabile, fra il proprio interesse personale e il bene collettivo: i due genitori sono obbligati a un silenzio di morte sul segreto di cui sono a conoscenza, onde garantire l'incolumità della figlia, ma inevitabilmente, vuoi per il caso, vuoi per l'eroismo genuino delle persone comuni, si fanno primi artefici della risoluzione della crisi. In Hitchcock spesse volte i personaggi sono posti di fronte a bivi dilanianti. E la scelta è il modo in cui la psiche dei personaggi viene svelata, scrostata della patina superficiale che è la routine del quotidiano.
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