Espandi menu
cerca
Blue Giant

Regia di Yuzuru Tachikawa vedi scheda film

Recensioni

L'autore

Genga009

Genga009

Iscritto dal 1 giugno 2014 Vai al suo profilo
  • Seguaci 84
  • Post 23
  • Recensioni 115
  • Playlist 18
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Blue Giant

di Genga009
6 stelle

Impressions - John Coltrane

La trasposizione cinematografica del manga scritto e illustrato da Shin'ichi Ishizuka, qui curatore anche della sceneggiatura, riesce a narrare e a trasmettere in maniera vivida e pulsante un tema tanto complesso quanto facilmente sottovalutabile come la passione. Blue Giant, infatti, non si presenta solo come un buon film di formazione di stampo musicale, bensì veicola il jazz e il suonare uno strumento nell'autodeterminazione di una vita segnata dalla fatica e dal sacrificio. Le esplosive sonorità spiritual jazz e bebop con le quali si destreggiano i protagonisti dell'opera, raccolte in una colonna sonora singolarmente affascinante e di chiaro stampo "coltraniano" composta da Hiromi e Shun Ishiwaka, sono i collanti sociali ed emotivi che portano i personaggi a vivere e a condividere un'esistenza votata esclusivamente alla musica, al ritmo, alla compartecipazione, all'improvvisazione. Chi per vocazione, chi per necessità personale, i membri del gruppo JASS liberano i propri tormenti attraverso note e tempi composti, attraverso un flusso sonoro di eloquenza libera ma controllata, nello stesso momento indomabile ed elegante.

Il regista del film, Yuzuru Tachikawa, già alla direzione di serie rinomate quali Death Parade (2015) e Mob Psycho 100 (2016), riesce - al netto di un montaggio non ottimale per la riuscita drammaturgica ed espositiva del lungometraggio e di un comparto tecnico a tratti irrisorio - a regolare e a mettere in scena sequenze d'impatto emotivo notevole (come l'avvio al finale del film), mostrando una vena poetica - dettata chiaramente dal soggetto di Ishizuka - mediante un dinamismo e un controllo pregevole e chirurgico dello strumento-regia nella costruzione in ascesa del pathos durante le sezioni musicali, indubbiamente i vertici espressivi e cinematografici dell'opera. Il modello 3D del sax vibra ed emoziona, mentre la devozione dei personaggi verso la musica, lo stato dell'arte, la rincorsa al sublime ricorda romanticamente Goshu Il Violoncellista (1982) di Isao Takahata.

 

locandina

Blue Giant (2023): locandina

 

"... il sacrificio come unica risorsa per migliorare, l'importanza del rispetto per diventare una persona a propria volta rispettabile, l'armonia dei sentimenti e dell'empatia come mezzo indispensabile per poter donare un'emozione all'altro e, in questo modo, far sperimentare una sorta di estasi spirituale attraverso l'arte. [...] Ascoltare gli altri e sé stessi è fondamentale per concentrarsi sulle imperfezioni. Capire che tali errori sono correggibili è di primaria importanza, dopodiché il cammino tortuoso per raggiungere il miglior risultato si deve percorrere, nel caso dell'opera, attraverso incontri più o meno curiosi."

https://www.daelaranimation.com/isao-takahata-il-realismo-poetico-prima-dello-studio-ghibli

 

In definitiva, Blue Giant è uno dei migliori film d'animazione orientale dello scorso anno e riesce a sollevare dal punto di vista qualitativo una casa di produzione, lo studio Nut, prima ferma a pubblicazioni mediocri - ad eccezione forse di Deca-Dence (2020), sempre diretta da Tachikawa - come Fireworks (2017), Bullbuster (2023) e i "revival" di FLCL. Dal Giappone, nel 2023, sono usciti molti lungometraggi quantomeno interessanti, tolta ovviamente l'ultima impresa di Hayao Miyazaki, specchi forse di un ambiente artistico e creativo che finalmente si vuole rinnovare, o almeno cerca di farlo. È il caso, per esempio, di Phoenix: Reminiscence of Flower, film che racchiude in sé l'epilogo della serie Phoenix: Eden17, rivisitazione animata targata Studio4c del manga epocale di Osamu Tezuka e visibile in quattro puntate su Disney+; oppure di The Imaginary, nuovo lungometraggio dello Studio Ponoc che tenta ancora una volta, dopo aver miseramente fallito con Mary e Il Fiore della Strega (2017) e con Modest Heroes (2018), di portare verso un orizzonte poetico meno derivativo l'enorme eredità stilistica e concettuale dello Studio Ghibli. Blue Giant, in ogni caso, risulta superiore a tali film d'animazione giapponesi poiché adotta un meccanismo simbiotico tra immagine e suono che raramente, negli ultimi anni, è stato animato appositamente per il grande schermo.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati