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Ennio Doris - C'è anche domani

Regia di Giacomo Campiotti vedi scheda film

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La recensione su Ennio Doris - C'è anche domani

di alan smithee
2 stelle

locandina

Ennio Doris - C'è anche domani (2024): locandina

AL CINEMA

La cinebiografia delirante di un nuovo messia sulla Terra.

Nel '900 non poteva che nascere nel mondo esaltato e senza freni della finanza. Già immacolato e puro nella tenera età, poi artefice sempre umile ma al tempo stesso determinatissimo del cambiamento che ha portato gli istituti di credito a vendere tutto ed il contrario di tutto, a invadere con le parole i focolari privati, a piazzare qualsiasi cosa potesse assicurare un ritorno redditizio in nome di una non-specializzazione che ibrida finanza a mondo assicurativo tramite una deregulation epocale, entro cui l'importante è vendere e guadagnare per distribuire lauti dividenti ed ingrassare soci e consiglio d'amministrazione.

La proiezione nel terzo e ultimo giorno dedicato all'uscita in sala del film incentrato sull'epopea eroica del "banchiere santo", si svolge in un contesto di serata ad inviti, ovvero di biglietti offerti a clienti e dipendenti della banca fondata da Ennio Doris assieme a Silvio Berlusconi.

Una serata circondati dai famigerati "family bankers", ravvivata nel numero da parenti ed amici di costoro, oltre che dai clienti che hanno accettato l'invito e il biglietto gratuito per la visione.

Sorvolando sullo strillone mediatico, bugiardo e falso, venutosi a creare grazie a quella sorta di tendenziosa magia, frutto di una sorta di "buy back" sui biglietti del cinema, che ha prodotto l'illusione di incassi da record, pur in presenza di sale piene come ai tempi dello Zalone natalizio, ma popolate di pubblico non pagante (tranne pochissime eccezioni che includono lo scrivente), il lavoro di Giacomo Campiotti, di cui si rimpiangono ora più che mai, gli imperfetti ma assai intensi ed originali esordi avvenuti "secoli fa" con i vitali e schietti Corsa di primavera (1989) e Come due coccodrilli (1994), è una cinebiografia magniloquente, idealizzante ed idealizzata, forte di un afflato degno dell'operato ben poco terreno attribuito ad un santo "importante".

 

Massimo Ghini, Eugenio Franceschini

Ennio Doris - C'è anche domani (2024): Massimo Ghini, Eugenio Franceschini

Massimo Ghini, Lucrezia Lante Della Rovere, Daniel Santantonio

Ennio Doris - C'è anche domani (2024): Massimo Ghini, Lucrezia Lante Della Rovere, Daniel Santantonio

O forse sin degno di descrivere un nuovo Gesù Cristo.

La saga del banchiere gentile, narrata attraverso tre binari temporali che percorrono l'infanzia contadina ed umile, la giovinezza della determinazione ai traguardi più ambiziosi, e la vecchiaia della saggezza e dei bilanci del celebre banchiere, si snoda attraverso una narrazione agiografica fino al paradosso, che non risparmia, ma anzi si crogiola indolentemente, tra scenografie fintissime ed azzardate, degne di un presepe di cartongesso che neanche uno spot della pasta o dei biscotti oserebbe riprodurre con così ostentata edulcorazione.

Ecco allora che il sedicente biopic campione di incassi, si trasforma troppo presto in una sorta di spregiudicata e svergognata epopea del "Gesù della Brianza", all'interno del cui racconto al film preme soprattutto puntare sul saggezza del voler risolutamente rimborsare di tasca propria (del Doris e del Cavaliere) i poveri risparmiatori truffati dal fallimento Leman Bros &Co., lungo quel finanziariamente tragico 2008, a seguito dell'acquisto di titoli tossici da parte del fondo di investimento che i risparmiatori stessi hanno acquistato tramite il premiato istituto.

 

scena

Ennio Doris - C'è anche domani (2024): scena

Massimo Ghini, Lucrezia Lante Della Rovere

Ennio Doris - C'è anche domani (2024): Massimo Ghini, Lucrezia Lante Della Rovere

Un comportamento apprezzabile in senso stretto, quello adottato da Doris.

Nessuno penso possa negarlo, ma certo anche doveroso, indipendentemente dal fatto che quasi nessun altro istituto concorrente l'abbia previsto a maggior tutela della propria clientela.

Per il resto, lavicenda terrena di Doris si concentra astutamente sugli aspetti più squisitamente ed emotivamente empatici, riuscendo il film a raccogliere consensi di pubblico quasi a scena aperta durante la proiezione, in perfetta coerenza con l'atteggiamento protettivo e rassicurante che contraddistingue il family banker più efficace e risolutivo, costruito ad immagine e somiglianza del proprio dio in terra che lo ha concepito e poi creato.

Berlusconi entra nella storia solo nel finale, ma la sua presenza, manierata e artificiosa, sembra più un siparietto cabarettistico degno del Bagaglino.

La vita e l'opera dello "squalo gentile" della finanza italiana si circonda dei dettagli di un paese da cartolina imbarazzante, e che fa acqua da tutte le parti, e fa rimpiangere certe mirabili ricostruzioni storiche portate avanti da maestri come Olmi, i Taviani o l'Avati dei '70 e '80, al cospetto qui di una favoletta edificante che frastorna e crea disagio, fino ad una apoteosi di finale cumulativo, ma completamente grottesco, che vorrebbe guardare agli apici qualitativi di un Novecento di Bertolucci, ma si risolve in un mortificante patetismo buonista.

Lucrezia Lante Della Rovere, Massimo Ghini

Ennio Doris - C'è anche domani (2024): Lucrezia Lante Della Rovere, Massimo Ghini

Massimo Ghini, Lucrezia Lante Della Rovere

Ennio Doris - C'è anche domani (2024): Massimo Ghini, Lucrezia Lante Della Rovere

Il cast include anche nomi di razza di indubbio carisma, ma Massimo Ghini nel ruolo del banchiere risulta sempre catatonico, quasi imbambolato, mentre il personaggio della moglie, reso nella maturità da Lucrezia Lante della Rovere, fa rimpiangere il medesimo ruolo di madre, in questo caso viziata e decisamente meno virtuosa, interpretato dalla brillante attrice nel coevo e decisamente più apprezzabile Flaminia di Michela Giraud.

Anche un grande interprete come Maurizio Donadoni, scelto per nulla impropriamente per interpretare il ruolo del saggio padre di Ennio, risulta annegare tra la stucchevolezza di una accozzaglia continua di scene strappalacrime davvero imbarazzanti.

Infine la visione di questo film ovattato e manierato oltre ogni misura, ispira in modo definitivo a porsi una domanda fatidica: perché, nella eterna rivalità tra i ciclisti Coppi e Bartali, quest' ultimo è eternamente destinato a cucirsi addosso la parte del cattivo?

Solo perché Bartali, al contrario del suo avversario, ha avuto il privilegio di vivere più a lungo e di risultare più coriaceo e grossolano? 

Mi pare tutto un po' troppo semplice e superficiale, a suggello di una caratteristica - la superficialità - che riguarda ed affligge molto anche il film.

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