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Repulsion

Regia di Roman Polanski vedi scheda film

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La recensione su Repulsion

di cheftony
8 stelle

“Just bloody men! Promise you the Earth and then…”

 

Catherine Deneuve

Repulsion (1965): Catherine Deneuve

 

Carol (Catherine Deneuve), bionda e quieta ragazza belga emigrata a Londra, lavora in un salone di bellezza come addetta alla manicure. Seppur di avvenenza algida e naïf, Carol ha gravi problemi ad approcciare l’altro sesso e vive con la sorella Helen (Yvonne Furneaux), la quale ha invece una relazione con un uomo sposato e viscido, Michael (Ian Hendry). I gemiti di Helen durante gli amplessi notturni con l’amante tengono sveglia e inorridiscono Carol, che prova disgusto anche per gli oggetti appartenenti a Michael, disseminati per il bagno dell’abitazione.
Al contempo, Carol respinge con gentilezza le insistenti (per quanto cordiali) avances di Colin (John Fraser), un elegante giovanotto inglese fermamente impuntatosi sulla timida belga. L’apparente androfobia della ragazza trova il suo apice dal momento in cui la sorella la lascia sola per andare in vacanza a Pisa con Michael: Carol si focalizza sulle crepe nei muri e nell’asfalto che ricordano gambe aperte, fino a vivere (in sogno?) intrusioni in casa e violenze sessuali da parte di un uomo non identificato. Mentre l’appartamento si fa via via più trascurato (con tanto di coniglio arrosto abbandonato fuori dal frigorifero), Carol smarrisce la cognizione del tempo e comincia a mancare dal lavoro, vittima di una sensazione di assedio che la trascina nella follia…

 

“We knew a girl in Saint-Germain – a friend who was quite innocent, young, delicate, looked very sweet. One of our friends started dating this girl and he was telling us that he was discovering an entirely different side of this girl. It was a great surprise to us. And I thought that’s a good departure for a story.” [Roman Polanski]

 

scena

Repulsion (1965): scena

 

“Repulsion” rappresenta per Roman Polanski la prima collaborazione con lo sceneggiatore Gérard Brach, il primo film anglofono e il primo film girato in terra britannica – parentesi funta da trampolino per gli Stati Uniti, terra dei suoi peggiori stravolgimenti personali. Il 32enne regista aveva già lasciato dapprima la Polonia di Gomulka e poi la natia Francia, dove la sua carriera faticava a trovare i finanziamenti per decollare; dettaglio, quest’ultimo, che sembra cozzare malamente con l’inatteso successo del suo esordio polacco “Il coltello nell’acqua”, arrivato alla nomination per l’Oscar 1964 al Miglior Film Straniero. Un esordio più che valido pur nella povertà di mezzi, che sconta solo recitazione e dialoghi sicuramente migliorabili ma già contenente tematiche importanti per il Polanski autore che avremmo visto in futuro.
Se nel titolo precedente si assisteva ad una claustrofobica, sinuosa e drammatica tensione sessuale derivante da una specie di dinamica di branco fra il ricco giornalista sportivo e il giovane sbandato, in “Repulsion” si passa ad una tensione sessuale orrorifica del tutto ignota e temuta, ricolma di riferimenti, minacce e allucinazioni. Polanski sospende la sua protagonista (una giovane ed inappuntabile Catherine Deneuve) e anche lo spettatore in uno stato di costante incertezza portato persino oltre il finale: mancano riferimenti temporali chiaramente delineati, rapporti causa-effetto logici, sicurezze nell’attribuire un ruolo univocamente definito ai personaggi. Il talento di Polanski per la costruzione di un terrore impalpabile è già cristallino in questo film, che apre quella che è stata idealmente definita la Trilogia dell’Appartamento, completata da “Rosemary’s Baby” e “L’inquilino del terzo piano”; come il Trelkovsky di quest’ultimo titolo, la protagonista di “Repulsion” è un’immigrata ed è importante sottolineare come il tema dell’isolamento e dello spaesamento dello straniero sia un tema strettamente legato al cinema di Polanski, anche in virtù della sua vita personale, incredibile fin dall’infanzia, alla quale è sopravvissuto – lui, di origini ebraiche – nel ghetto di Cracovia.
Il regista costruisce il successo di “Repulsion” sulla felice unione dei suoi movimenti di macchina e dei grandangoli in spazi chiusi con il lavoro sul sonoro (ossessivi ticchettii a scandire incubi di stupri, crepe laceranti, scrosci d’acqua) e su un bianco e nero tempestato di ombre minacciose; il già affermato direttore della fotografia Gilbert Taylor girerà assieme al franco-polacco anche “Cul-de-Sac” (sempre in bianco e nero) e “Macbeth”.
Polanski ha sempre sostenuto di aver scritto e diretto “Repulsion” esclusivamente per prendere tempo e fare un film(etto) horror di facile successo, in attesa di riuscire finalmente a trovare un produttore per “Cul-de-Sac”. Inoltre, forse scherzando o forse no, lo ha recentemente definito il suo peggior film. Sarà…

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