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Santa sangre

Regia di Alejandro Jodorowsky vedi scheda film

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La recensione su Santa sangre

di cheftony
6 stelle

Tentò di opporsi con tutte le sue forze per difendere la sua purezza, ma le tagliarono le braccia. La violentarono e la lasciarono morire in un lago di sangue! E su questa terra, miracolosamente ancora bagnata del suo santo sangue, abbiamo costruito la nostra Chiesa.”

 

Fenix (Axel Jodorowsky) è un povero pazzo con una fenice tatuata in pieno petto e recluso in un istituto per ritardati mentali.

 

Flash-back: già da bambino Fenix (Adan Jodorowsky) ha dovuto vedere con i suoi occhi avvenimenti traumatici: cresciuto in ambiente circense, aveva come genitori il proprietario del circo e lurido lanciatore di coltelli Orgo (Guy Stockwell) e l'acrobata e sacerdotessa Concha (Blanca Guerra), fanatica veneratrice di una (inesistente) santa senza braccia; gli unici amici di Fenix, ovviamente facenti parte del folle circo, sono un nano e una ragazzina sordomuta impiegata come mimo.

Fra spettacoli, maltrattamenti e il funerale di un elefante, si consuma il dramma: Concha cerca di vendicarsi dell'adultero Orgo, ma la colluttazione ha fine con l'asportazione delle braccia di lei. Orgo, evirato e impazzito, si uccide mentre il piccolo Fenix fissa dall'interno della roulotte ogni brutalità.

 

 

 Flash-forward: Fenix riesce a fuggire dalla clinica e a riunirsi alla madre Concha, con la quale torna ad esibirsi in un bizzarro show teatrale in cui le “presta” le braccia nascondendosi dietro di lei. Ma la vita dei due diventa strettamente simbiotica e morbosa, tanto che ogni incauta frapposizione finisce trafitta dalle lame e affogata nel sangue...

 

 

 Opera che segna il ritorno alla produzione cinematografica dell'apolide Alejandro Jodorowsky dopo molti anni di inattività, “Santa Sangre” è il primo dei suoi film che riceve subito le attenzioni della critica, ben prima del raggiungimento dello status di cult per amanti del surrealismo e del grandguignolesco.

Ne valeva la pena? No, a mio giudizio qui siamo decisamente un gradino sotto a “El Topo” e “La montagna sacra”, anche se si trova facilmente di che salvare; l'ispirazione per le immagini di aggressivo onirismo, di cruente fantasie e di rimandi psicologici la fa ancora da padrone e guida il film: basti pensare al geniale “prestito” degli arti superiori che sfocia in controllo somatico-mentale, alla suggestiva resurrezione delle vittime, oppure ancora a certi piccoli tocchi di crudeltà.

Ma “Santa Sangre” accusa segnali poco confortanti, specie in paragone ai due titoli che lo hanno preceduto e, più nel dettaglio, mostra molte ripetizioni e ridondanze. Posto che lo stile tecnico e visivo di Jodorowsky resta lo stesso anche a 15-20 anni di distanza, sono altri particolari a risultare stanchi, programmatici, esageratamente insistiti: l'iconografia di Gesù e i freaks onnipresenti, la gratuità, l'inutilità e l'anacronismo di alcune provocazioni visive (deliri vari, violenze, puttane, un boa, il transessuale più forte del mondo, animali che leccano il sangue) e l'incapacità di gestire un film in maniera ritmicamente sensata sono tutte perseverazioni nei propri errori che non si perdonano più tanto facilmente. Il tema principale del film (la soggiogazione, il misticismo, la violenza) e le sue diramazioni risultano così soffocati e non emergono mai con chiarezza.

Scritto a sei mani con Roberto Leoni e Claudio Argento, ovvero il produttore dei primi film del celebre fratello Dario, “Santa Sangre” è sì originale, libero e con guizzi di genio, ma anche fumoso, tanto barocco da essere contemporaneamente kitsch, stavolta anche più derivativo che citazionista (Fellini, “Psycho”, Dario Argento e...se stesso i debiti più evidenti): il bel gioco di Jodorowsky dura poco...

 

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