La recensione su Minority Report

Rivisto, finalmente in english.
Alle medie era quasi un mio cult, oggi forse ha perso un po' di smalto. La lettura del Racconto omonimo di Philip K. Dick da cui il film è tratto certamente influisce in questa riconsiderazione "critica": laddove lo scritto di partenza proponeva una sorta di "noir" piuttosto compatto e con derive morali ambigue e spiazzanti, la trasposizione spielberghiana riprende sostanzialmente solo il Concetto di partenza (precog inclusi) e i nomi di alcuni personaggi, per poi però mitigare il messaggio trasformando la struttura narrativa originaria in un mezzo thriller fantascientifico, allungando un bel po' la durata per costruire una trama più appetibile al grande pubblico moderno, tra intrighi "spiegonati" a tempo debito, colpi di scena vari (e non così ben nascosti) e vari inserti action. Inoltre, a questa (ennesima) revisione, ma ad una certa distanza dalle precedenti visioni, ho notato diverse cadute di tono, tra siparietti semi-comici poco utili, momenti un po' troppo teatraleggianti (soprattutto nel Finale, dove non si capisce perché Cruise si vesta losco e imbarazza un pochino quando alza la voce in una cucina piena di cuochi e camerieri vari), sequenze dove diventa difficile sospendere l'incredulità nonostante il genere (seppure sospettato di omicidio futuro, il protagonista a quanto pare è ancora riconosciuto dal sistema PreCrime), azioni alquanto stupide da parte dei vari personaggi (Farrell che chiama Von Sydow quando i Precog "non funzionano" per rivelargli bellamente che sa tutto è un passo fin troppo falso), eccetera. Inoltre, stilisticamente il film non è così brillante e "visionario" come ricordavo: Spielberg è sempre molto bravo tecnicamente nel mettere in scena la Fantascienza, ma il mondo che vediamo in "Minority Report" sembra tutto già visto, senza proporre qualcosa non dico di "originale" ma quanto meno di "unico", anche in modo citazionista.
Inoltre, la prova attoriale di Tom Cruise resta molto modesta come al solito, e il finale si riduce al solito spiegone buonista con una vaga punta di amarezza. Aggiungiamo poi che i vari personaggi sembrano entrare ed uscire di scena senza particolare sostanza, e la distruzione dei buoni ricordi d'infanzia si potrebbe definire totale.
Però, comunque, in questi anni avevo già iniziato a ridimensionare il film, quindi la "tragedia dell'infanzia distrutta" non ha colpito troppo emotivamente. Inoltre, nonostante i numerosi "difetti" notati a questa visione, il film resta in ogni caso su buoni livelli: gran parte del merito spetta sicuramente allo Spunto di partenza creato da Dick, però poi Spielberg, nella sua competenza tecnica, riesce a rendere coinvolgente al punto giusto il mondo in cui si muove la vicenda narrata, gli effetti speciali convincono ancora oggi (probabilmente perché sorretti da una buona dose di realizzazione "in camera"), i dialoghi nonostante i soliti spiegoni e qualche altra caduta mi sembrano tutto sommato ben scritti e il cast, eccezion fatta ovviamente per Cruise (che comunque le sue "stuntate" le fa bene), è di buon livello, soprattutto il sempre mastodontico Max von Sydow, ma pure Colin Farrell se la cava bene, Peter Stormare è sempre divertente a vedersi e Samantha Morton (ovvero la Precog Agatha, che poi apparirà anche in una Scena straordinaria del Cronenberghiano "Cosmopolis") è piuttosto brava.
In sostanza, quindi, "Minority Report" di Steven Spielberg non è quel Cultone della Fantascienza che (in parte?) è stato per me durante la pre-adolescenza e, in confronto al Racconto originale di Dick (che poi forse non è neanche tra i suoi migliori) ci perde parecchio, però comunque resta un buon film realizzato con innegabile mestiere.