Regia di Kenji Mizoguchi vedi scheda film
In un Giappone medievale e maschilista l'unica vera depravazione è rappresentata dall'avidità di denaro e perchè no da un senso dell'onore come vuota forma esteriore. L'amore, seppur fedifrago, è un sentimento libero da ogni vincolo sociale e giuridico; non può essere soffocato con nessun mezzo coercitivo.
Il realismo formale di Mizoguchi è attraversato qua e là da fugaci e delicati lampi onirici ravvisabili tanto nelle immagini (l'inquadratura fissa (e buia) dei primi amanti crocifissi; O-San e Mohei sulla barca totalmente isolati da ciò che li circonda), quanto nei dialoghi carichi di speranze destinate presto a morire. Ma non solo; l'ultima sequenza in cui la serenità traspare dolcemente dai volti dei due protagonisti, acquista una dimensione quasi estatica.
La mdp di Mizoguchi procede lentamente tra lievi movimenti di macchina e inquadrature fisse, adagiandosi delicatamente al progressivo disvelarsi del sentimento amoroso.
L'amore potrà anche essere condannato o giustiziato, ma nessun "corpo estraneo" potrà mai ucciderlo..."Chikamatsu Monogatari"
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