Regia di Rainer Werner Fassbinder vedi scheda film
Notevole anomalia e barbaglio estetico nella produzione di Fassbinder, di ampollosa e compiaciuta ricerca formale, pare, più che un testamento d’artista, una dichiarazione d’amore verso la finzione intesa come rappresentazione dissimulante di sé, barocca occultazione o pleonasmo dall’ingenza erotica e concupiscente, forse non liberato da un narcisismo querulo. Sberleffo finale che manda all’aria pretese intellettuali, raffinatezze edoniche e risolve in un nulla i voli pindarici sulle identità e il doppio. Nero languido e un po’ legato; fallico Brad Davis; meraviglia delle meraviglie la Moreau.
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