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Siamo tutti assassini

Regia di André Cayatte vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Siamo tutti assassini

di sasso67
8 stelle

Quarant'anni prima di "Dead Man Walking", arriva dall'Europa un grido ispirato e deciso contro la pena di morte, allora ancora vigente in Francia. Cayatte è stato spesso accusato di esprimere le proprie idee nel cinema con eccessivo didascalismo. Qui il regista francese non corre questo rischio, nonostante la forza dell'idea di partenza sia molto forte: bisogna abolire la pena di morte e spendere risorse per migliorare la vita dei disperati che vivono ai margini delle città, perché prevenire il crimine è meglio che reprimerlo quando è ormai troppo tardi. Il protagonista del film è infatti un disgraziato analfabeta, figlio di un'alcolizzata, che durante la seconda guerra mondiale è reclutato dalla resistenza per compiere omicidi ai danni dei nazisti e dei francesi traditori. Alla fine della guerra, abbandonato a sé stesso, René continuerà a fare ciò che sa fare: ammazzare. Condannato a morte, incontrerà nel "braccio della morte" altri disperati come lui, che hanno ucciso per un malinteso e ancestrale senso dell'onore (il corso), o per un attacco di follia omicida dovuto alle condizioni di vita disagiate (il padre che ha ucciso la bambina che piangeva), oppure addirittura chi è condannato innocente (l'anziano medico). I temi affrontati da Cayatte in questo film accorato sono fin troppi (non ultima la critica al farisaismo benpensante della società francese), ma il regista sa tirare le fila in una messinscena semplice e poco retorica, mettendo in evidenza l'errore di chi pensa che la pena di morte sia d'esempio per gli altri delinquenti (che invece onorano chi va al patibolo) e i dubbi dei rappresentanti della chiesa chiamati ad assistere i condannati. I compagni di cella di René si accostano alla ghigliottina con atteggiamenti diversi, e il film si chiude con un dubbio riguardo alla sorte del protagonista. Ma non manca una nota di speranza, come quando la madre dell'avvocatino che non ha evitato a René la condanna a morte, la signora ingioiellata intenta a sbucciarsi la frutta alla fine del lauto pasto, vedendo Michel, fratello minore del protagonista, lacero e sporco, esclama "Come si può mandarlo via?". Alla riuscita del film collaborano una serie di interpreti bravi senza andare sopra le righe, e più di Mouloudji che interpreta il protagonista, convince Raymond Pellegrin nella parte del corso Bellini. Ma sono da ricordare anche Paul Frankeur nella parte del carceriere umano e un vigoroso Amedeo Nazzari, che nella versione italiana interpreta il medico del carcere che dà voce alle idee del regista. Tra gli altri attori si riconosce anche Claude Laydu, che fu il curato di campagna per Robert Bresson.

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