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Deu ci seu

Regia di Michele Badas, Michele De Murtas vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Deu ci seu

di hallorann
10 stelle

Può una partita di calcio essere l’autobiografia di una nazione? Con “Deu ci seu” la risposta è affermativa. Storia dello spareggio tra il Cagliari calcio e il Piacenza, campionato 1996/97. Il Cagliari allenato dal sanguigno Carlo Mazzone riacciuffa la speranza di restare in serie A con una partita spareggio da svolgersi in campo neutro. Gli viene assegnato il San Paolo di Napoli. I tifosi, una intera popolazione di appassionati, vuole seguire la squadra del cuore per sostenerla e vincere la sfida decisiva. Al tempo l’unica opportunità/accessibilità passava prevalentemente dal mare: le navi della Tirrenia. Gli aerei erano per i ricchi, dice uno dei protagonisti-testimoni del documentario. I biglietti vanno a ruba, il Presidente della Regione interviene per sbloccare la situazione trasporti. 20.000 persone salpano da Cagliari alla volta di Napoli: uomini, donne, famiglie, vecchi, bambini. E’ una festa. L’Italia, tramite i suoi rappresentanti istituzionali: il ministro degli interni Napolitano poco collaborativo e il prefetto di Napoli pongono eccessive condizioni di sicurezza. La nave compie 22 ore di viaggio e a poche miglia dalla città partenopea si arresta perché ci sono problemi logistici, sempre legati alla sicurezza. Finalmente si sbarca: il percorso con i pullman sardi per lo stadio è vincolato e irto di inquietanti agguati teppistici. Al San Paolo la tifoseria sarda è schiacciante, nonostante i cordoni di sicurezza alcuni napoletani nell’intervallo provocano i “cagliaritani” e innescano le manganellate quasi pretestuose della celere. Nel frattempo il Cagliari è sotto di due gol, l’attaccante Sandro Tovalieri riapre le speranze ma un terzo gol piacentino mette fine al sogno.

 

Scritto da Nicolò Falchi, Michele Badas e Michele De Murtas, diretto dagli ultimi due “Deu ci seu” è costruito con una cura e una passione invidiabile. Il montaggio di immagini di repertorio (costate un botto), filmati amatoriali, testimonianze di tifosi, supporter, giornalisti e titoli di quotidiani è ammirevole per come riesce a ricreare il clima di tifo autentico, tensione, pathos e ingiustizia. “Deu ci seu” lo possiamo leggere come manifesto politico di una terra che per una banale trasferta calcistica, il popolo sardo – trasferitosi in massa – patisce i pregiudizi del cosiddetto continente, trasporti male organizzati e da sempre limitativi, le offese e pure le manganellate per qualcuno. Dopo la sconfitta il popolo calcistico (un sinonimo dell’intera isola) si unisce alla squadra, ai Tovalieri, ai Muzzi: giocatori simbolo di quegli anni novanta, attaccati alla maglia rossoblu e ai sardi. Come lo era stato per il Cagliari scudettato del ’70 con il mitico Gigi Riva (che fa capolino iconico nelle fasi di rientro dei tifosi), il sentimento riaffiora per una terra, per una nazione mancata che solo in poche occasioni ritrova la sua unione e dunque la forza di reagire agli oppressori e alle ingiustizie subite nei secoli di dominazioni.

 

Badas e De Murtas restituiscono emozioni e commozione in chiusura, anche rimpianto e considerazioni politiche sulla nostra condizione. Forse non è con una semplice squadra di calcio che ci si potrà risvegliare, sognare e sperare sì, arrendersi mai!

 

locandina

Deu ci seu (2023): locandina

 

 

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