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L'ora di religione

Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film

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La recensione su L'ora di religione

di tafo
9 stelle

Ci sono dei cretini che vogliono credere di avere vissuto con una santa.

Nel paese dei santi e delle sante non credere in Dio può essere un problema. Per convertirsi bisogna avere un santo in paradiso nel senso letterale del termine e nessuno vuole rinunciare alla sua beatificazione familiare. Tutti sono pronti a credere al paradiso per assicurarsi qualcosa dopo la morte. Bisogna speculare sul dolore privato per farlo diventare pubblico , simulare le nostre emozioni per renderlo esteticamente utile alla causa di santificazione. La famiglia Picciafuoco non conta più nulla, il padre , come altre volte nei film del nostro, è assente fisicamente non è stato in grado di lasciare ai figli una riconoscibilità sociale, che devono quindi ricercare nel processo di elevazione religiosa della madre. L’artista di famiglia, Ernesto ateo convinto ne viene a conoscenza quando il processo è avviato , egli non ha nessuna voglia di diventare il figlio di una santa ma è l’unico che può far ragionare il fratello malato che uccise la madre prima di causarne il martiro presunto con le sue bestemmie e la sua salute. Ernesto è circondato da una famiglia che è disposta a mercificare i propri sentimenti e a convincere anche lui a piegare la sua etica per ottenere vantaggi lavorativi. L’iconografia non da scampo, bisogna soffrire  nel paese delle conversioni inaspettate ci sarebbe solo da piangere se non ci fossero delle figure irreali di nobili medievali che non possono che suscitare un sorriso. In un percorso di beatificazione non si può ridere la prospettiva sacra è troppo importante per non essere seriosi. Quello che ci salva è la bellezza come antidoto alla bruttezza di un monumento laico o cattolico che sia e un concreto sentimento amoroso verso una donna quale che sia la sua identità . Il resto è un viaggio tra lo squallore di un paese grottesco perso tra l’afflizione sempre accettata e la mercificazione onnipresente. I  religiosi cercano il materiale e l’ateo cerca l’immateriale per l’unico regista italiano vivente in grado di girare questa agiografia al contrario nel quale non sai se è meglio ridere o piangere.

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