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Comandante

Regia di Edoardo De Angelis vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Comandante

di obyone
7 stelle

 

Pierfrancesco Favino

Comandante (2023): Pierfrancesco Favino

 

Venezia 80. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica.

È "Comandante" di Edoardo De Angelis il film d'apertura dell'ottantesima Mostra del Cinema. 15 milioni di euro spesi, un sottomarino costruito ex novo e per l'occasione varato e spinto in mare aperto, gli interni ricostruiti a Cinecittà per ridare forma agli spazi angusti del vero "Comandante Cappellini". Infine, effetti speciali di nuova generazione che hanno permesso di accorciare i tempi della post-produzione. Si può tranquillamente parlare di kolossal sia per i mezzi messi a disposizione sia per l'intercessione della Marina Italiana, di Fincantieri e della Regione Puglia che ha ospitato le riprese nel mare di Taranto. Il film racconta la storia, poco nota, del capitano di corvetta Salvatore Bruno Todaro che nel 1940 prende il comando del sommergibile e lascia i tiepidi mari della Liguria con un equipaggio eterogeneo proveniente dalle più disparate latitudini del regno. La missione è pericolosa e prevede il passaggio dello stretto di Gibilterra pattugliato della Royal Navy e zeppo di mine navali in sospensione. Come dice il primo ufficiale Marcon passare per di lì è come centrare il culo di una gallina. Una metafora che rende piuttosto bene. Oltre l'ostacolo c'è l'oceano dove il sottomarino deve espletare la propria missione e sabotare le operazioni navali britanniche.

È proprio il freddo oceano ad ospitare questa storia di uomini e corpi sudati che dividono le strette budella ferrose del "Comandante Cappellini". Una storia che, contrariamente a quanto si possa pensare, non si svolge interamente sott'acqua. Il destino di Todaro e dei suoi sommergibilisti è legato allo scontro ingaggiato con una nave mercantile belga, al suo affondamento e all'inatteso carico umano che la battaglia lascia in eredità.

 

scena

Comandante (2023): scena

 

Conosciuta quasi per caso la storia di Todaro, il regista campano ha coinvolto Sandro Veronesi nella stesura della sceneggiatura prendendo spunto dalla storia ufficiale e dalle toccanti lettere inviate dall'ufficiale alla moglie Rina.

Il film di De Angelis scorre via piuttosto bene tra introspezione e momenti concitati di guerra perfettamente fotografati tra luci sovraesposte in esterno e luci fioche in interni. La vocazione del film, tuttavia, non è quella di rincorrere lo spettacolo. L'immaginario comune in fatto di sommergibili è ben lontano dalle opzioni di regia considerate da De Angelis.

 

Pierfrancesco Favino, Silvia D'Amico

Comandante (2023): Pierfrancesco Favino, Silvia D'Amico

 

L'azione è ancella dell'attesa e gli atti di guerra vivacizzano la superficie quanto i pezzi di patata che galleggiano nello slavato brodino preparato dal Gigino, il cuciniere di bordo. Le bombe di profondità illuminano in trasparenza i corpi molli delle meduse, ignare del pericolo che comporta galleggiare nelle acque profonde in prossimità delle Colonne d'Ercole. L'abbattimento di uno sperduto aereo offre al mitragliere l'occasione per una cicatrice al merito. L'affondamento del "Kabalo" illumina la notte buia dando risalto alla cannoniera e gloria eterna al suo uomo.

Ben più interessanti sono le ansie e le paure che investono gli uomini durante la traversata dello stretto orifizio e le rare azioni di guerra seguite da lunghi e logoranti giorni di tedio. 

Ma a mettere pressione ulteriore ai nervi tesi di tutti è la decisione inaudita del capitano di farsi carico degli sconfitti. La guerra non ammette pietà per i nemici ma la morale di Todaro non ammette il disonore. Todaro obbedisce alle regole del mare ben più caritatevoli di quelle della guerra. Egli è, prima di tutto, un uomo, quindi un marinaio e per ultimo un soldato della Regia Marina. Le sue decisioni, per quanto scriteriate possano sembrare, obbedisco a quest'ordine.

L'ultima parte del racconto è dedicata alla convivenza forzata e a quello che da essa può scaturire in termini di condivisione, paure, tensioni superficiali.

 

scena

Comandante (2023): scena

 

De Angelis recupera una vecchia storia meritevole di tornare alla luce. Restituisce al presente la figura di un uomo coraggioso, un soldato senza macchia, convinto del suo ruolo e retto da un busto di amore patriottico. Un esempio da coccolare per la Marina Italiana destinato a piacere alla destra nazionale che tanto spesso si bea di concetti come l'onore, Dio, la Patria. Ma Todaro, interpretato da un Favino che ben si destreggia con il dialetto e le inflessioni venete, è soprattutto un marinaio che antepone a tutti questi valori le regole del mare pietoso. Ferma i motori e raccoglie dalle acque, che gliele offre, le vite di 26 persone ammassate in un barcone di fortuna. Un gesto di compassione che chiede riflessioni alla politica odierna. Un messaggio di speranza e misericordia che pone in secondo piano la solita tendenza, tutta italica a scaricare il barile delle responsabilità. Perché in fondo noi "siamo italiani". I veri cattivi erano i tedeschi, a noi piace ballare, suonare il mandolino, fare l'amore e mangiare a sazietà. Non siamo cattivi, magari ingenui e un po' fanfaroni. Troppa autoindulgenza, forse. Ma il valore del messaggio veicolato dal film rimane cruciale nella sua urgenza.

 

«Un comandante tedesco non ha, come me, duemila anni di civiltà sulle spalle»

(Salvatore Todaro)

 

Johan Heldenbergh

Comandante (2023): Johan Heldenbergh

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