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The Whale

Regia di Darren Aronofsky vedi scheda film

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La recensione su The Whale

di diomede917
8 stelle

CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917:THE WHALE

Solo un regista come Darren Aronofsky riesce ad affrontare le tematiche che caratterizzano la sua cinematografia facendo un film che solo all’apparenza è lontano anni luce dal Darren Aronofsky visionario.

Quindi niente trip psicodelico circolare che ci aveva stonato il cervello come Madre! ma veniamo immersi in un dramma da camera di chiara ispirazione Off-Broadway, The Whale è la versione cinematografica dell’omonimo testo teatrale nel 2012 di Samuel D. Hunter che ne firma anche la sceneggiatura.

The Whale ci parla del dolore dell’anima, del dolore dei sentimenti che trova nell’esagerazione del dolore fisico la propria valvola di sfogo.

Protagonista è Charlie, un insegnante universitario che tiene corsi on line con telecamera rigorosamente spenta perché si vergogna dei suoi 270 chili. Tanto l’importanza è racchiusa nelle parole e nella sincerità delle proprie idee.

Ma proprio per evitare ogni forma di pietismo ricattatorio, Aronofsky apre il suo film con il pachidermico protagonista masturbarsi ferocemente davanti a un film porno gay sul computer.

“Così de botto senza senso” come direbbero gli sceneggiatori di Boris, un modo diretto per catapultare gli spettatori in quello che è realmente il mondo di Charlie e di come vive e si muove dentro quella gabbia di casa che si è creato.

La scelta di rappresentare il film in 4:3 ne evidenzia ancora di più l’elemento claustrofobico della vicenda e soprattutto questo uomo talmente grasso da non poter rientrare dentro uno schermo pieno.

The Whale è sotto sotto un body horror, seguiamo day by day i cinque giorni che portano all’autodistruzione, alla redenzione fino alla purificazione finale del protagonista.

Charlie è un uomo che ha sofferto e soffre per le proprie scelte e decisioni ma al tempo stesso è un uomo che ha fatto soffrire e segnato sia nell’animo che nella psiche chi gli è stato intorno.

Il suo dolore ha provocato una degenerazione corporea da cui non si torna indietro. Il suo personaggio non si discosta da quelli che raccontati dai precedenti film del regista.

C’è la stessa autodistruzione fisica di The Wrestler anche se con meno romanticismo, c’è la deriva psicologica del doppio come nel Cigno Nero solo che in questo caso i due cigni sono uno etero e uno omosessuale, la pancia strabordante come quella di Jennifer Lawrence in Madre e l’uso della droga come fuga dalla realtà alla ricerca del sogno.

Ma soprattutto c’è l’uso estremo del simbolismo che si eleva nell’onirico finale (unica devianza dal testo originale che però caratterizza la firma del regista).

La Balena del titolo è sia Charlie e la sua trasformazione portata dal dolore per un amore perduto, La Balena è sia il Moby Dick che diventa una tesina di un libro tanto odiato ma che è l’unico elemento che unisce il rapporto conflittuale del protagonista con sua figlia. Unica ragione della sua attuale e inutile vita.

Brendan Fraser con la sua interpretazione si mangia totalmente il film, sia al livello metaforico che in senso reale.

La sua voracità disturba gli occhi così come la sua fisicità che si trascina per tutte le due ore del film, ma non possiamo non rimanere segnati da questi cinque giorni che parlano anche di noi. Dei nostri dolori, del nostro rapporto devastante con la famiglia e con la religione, della nostra natura che ci porta a sbagliare ma al tempo stesso a rimediare fino a diventare una persona migliore anche se solo un attimo prima della nostra elevazione massima.

Darren Aronofsky dirige un film mistico e disturbante che ha dentro di sé una componente poetica che non può non attrarre e devastare interiormente lo spettatore.

Sinceramente non so se quello che ho visto mi fa dire che The Whale sia veramente quel bellissimo film o capolavoro che molti dicono, ma sicuramente mi ha lasciato un segno profondo che difficilmente si può dimenticare e forse per un regista come lui questo è l’obiettivo che voleva raggiungere.

VOTO 8

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