La recensione su Astolfo

di alan smithee

6 stelle

AL CINEMA - FESTA DEL CINEMA DI ROMA 17 - GRAND PUBLIC

Per la sua quinta avventura cinematografica, lo sceneggiatore, regista ed attore Gianni Di Gregorio torna a vestire i consueti panni del mite professore in pensione, che tuttavia stavolta non si chiama Gianni, ma Astolfo.

Il giorno in cui viene frettolosamente, ma con cortesia, sfrattato dalla sua storica abitazione, destinata alla figlia della proprietaria in procinto di sposarsi, Astolfo non trova altra soluzione che trasferirsi fuori Roma, riparando verso la periferia, in un paesino di collina ove la sua famiglia risiedeva secoli prima, ed ove l'uomo e la sorella dispongono di una vecchia magione, da decenni disabitata e sottoposta alle incurie del tempo e alle mire di una chiesa avida e possessiva che procede nel tempo ad annettere casolari in stato di abbandono.

In loco, dopo aver scoperto un abusivo e aver fatto accodare un mezzo indigente, Astolfo conosce, per il tramite di un amico impenitente donnaiolo, una dolce coetanea della quale l'uomo finisce per innamorarsi.

Ma in paese le voci corrono, come pure la malignità e, tra preti maliziosi e buffe circostanze del destino, la storia di Astolfo sarà comunque foriera di una nuova ventata di vita in grado di scuotere positivamente l'animo di un buon uomo troppo assecondato verso ritmi di vita passiva e remissiva.

Scritto assieme al fido Marco Pettenello, Astolfo ci fa ritrovare il Gianni Di Gregorio-attore nella sua forma migliore, coadiuvato dalla presenza solare e rasserenante di Stefania Sandrelli, presenza vitale per il film e per la vicenda narrata.

I film segue i sentieri lievi della commedia simpatica e garbata che utilizza l'ironia e i tic popolari per colorarsi di un umorismo forse facile, ma certo anche gradevole.

Nonostante le scaramucce e le piccole cattiverie che caratterizzano la vita di paese, il film di Di Gregorio resta una commedia riuscita e dalla semplicità quasi disarmante, dalla quale però emerge ancora più che nelle precedenti occasioni di regia (pur in presenza di film decisamente migliori a livello artistico, come il penultimo, spassosissimo e anche drammatico Lontano lontano del 2019), la forza di un personaggio di uomo pacifico ed ironico, istruito ma dimesso, che scopre finalmente che, per andare avanti, non esiste solo la ritrosia e la passiva accettazione delle spesso poco piacevoli svolte che la vita finisce per prendere, qualora lasciata allo sbaraglio.

Un uomo anziano che ritorna cosciente di come la vita valga la pena di essere vissuta in prima persona anche ad una età in cui si sarebbe piuttosto predisposti a lasciarsi andare alla passività e alla sin troppo facile rassegnazione.

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