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The Menu

Regia di Mark Mylod vedi scheda film

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La recensione su The Menu

di diomede917
7 stelle

CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917:THE MENU

 

In questi anni la cucina si è evoluta e si è ritagliata uno spazio tutto suo nel mondo della comunicazione.

Da canali televisivi tematici, ad autentiche sfide social. Tutte orientate verso l’eccesso, l’eccellenza o soprattutto apparenza.

Tutti vogliamo essere una stella Michelin nella nostra vita. Questa ossessione ha trasformato gli Chef in idoli osannati dai commensali che alimentano in maniera spropositata il loro ego, i critici gastronomici sono diventati dei giudici medioevali pronti a giustiziarti davanti alla gogna pubblica (vedi il caso Bros) e il Cibo è diventato uno status da fotografare e condividere sui social come elemento discriminante di categoria sociale.

Ed eccoci arrivare a The Menu, un film che mescola Commedia –Thriller-Horror su un letto di Satira sociale.

Mettiamo subito le mani avanti, non siamo davanti alla Grande Abbuffata di Marco Ferreri e né davanti all’architettura gastronomica di Peter Greenaway.

Il Regista Mark Mylod proviene dall’intrattenimento d’autore su piattaforma, è la mano che sta dietro a Succession e Trono di Spade. Il suo menù strizza l’occhio più all’Ostlund di The Square o agli scontri delle classi sociali alla coreana.

Il film si apre come un giallo alla Agatha Christie, un gruppo di persone viene scelto e invitato dal grandissimo chef Julian Slowik per un’esperienza sensoriale presso il suo ristorante che è confinato su un’isola. Il menù è per pochi eletti che posso permettersi una cena da 4 ore a 1250 dollari a persona.

Piano piano che le portate vengono servite scopriamo perché quelle persone siano lì e quale legame hanno con questo disilluso e mefistofelico guru della cucina.

E così abbiamo una cinica critica gastronomica che con le sue recensioni ha rovinato e fatto chiudere molti ristoranti con il suo collaboratore leccaculo che avalla qualsiasi aberrazione che esce dalla sua bocca, un gruppo di giovani imprenditori arrivisti che hanno raggiunto il successo e il potere con abili manipolazioni contabili, dei clienti storici del ristorante che nonostante sia l’undicesima volta che si recano per una cena non si ricordano minimante cosa hanno mangiato, una star del cinema in declino che cerca di riconquistare la sua amante nel locale più alla moda che esista e infine un fanatico del cibo che vive ogni piatto con la boria del saccente che crede di sapere tutto ma che alla fine non sa cucinare niente con le proprie mani ma soprattutto con la sua fantasia.

E poi c’è Margot l’unico elemento di contrasto in questo variegato menù, una specie di escort che scopre sull’isola di essere in realtà la sostituita in questo piano diabolico che manda in corto circuito il disilluso chef che non ha più voglia di cucinare.

Come qualsiasi programma che si rispetti, anche The Menù poggia molto sull’interpretazione tre stelle Michelin di Ralph Fiennes.

Ogni pietanza viene spiegata, rappresentata e recitata neanche fosse uno Shakespeare di Laurence Olivier. E la villa-ristorante che rappresenta il palco teatrale è linearmente suddivisa tra chi serve e chi mangia. Una suddivisione netta per capire che la morte sa scindere tra le due categorie.

Lo chef di Ralph Fiennes ricorda molto il Kevin Spacey di Seven, ogni commensale ha un peccato da espiare. E ogni piatto rappresenta nella sua descrizione la punizione da impartire.

Mark Mylod da ottimo mestierante riesce a dosare bene i condimenti e saper spaziare tra i generi regalandoci momenti di vero terrore psicologico come quello delle Tortillas con la rappresentazione della colpa o la punizione-umiliazione che impartisce al supponente Tyler.

E alla fine del delirante film si ha soltanto voglia di un succulento e semplice Cheeseburger fatto con tutto l’amore possibile, alla fine questa semplicità ci renderà la vita migliore.

O forse, per noi italiani, un bello spaghetto pomodoro e basilico.

Voto 7

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