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Napoleon

Regia di Ridley Scott vedi scheda film

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La recensione su Napoleon

di YellowBastard
6 stelle

Napoleone Bonaparte, condottiero, politico e Imperatore di Francia, è da sempre una figura complessa e ambigua, aiutato in questo anche da informazioni a volte contradditorie e da prospettive (molto) diverse tra loro per un continuo alternarsi di conferme e negazioni reciproche, spesso condizionate anche dal (parziale?) punto di vista di chi è chiamato a raccontarne la storia.

Ma per il mondo anglosassone dell’epoca il primo Imperatore di Francia è stato sicuramente un vero incubo, il “piccolo” uomo (che poi tanto piccolo non era ma l’establishment britannico era così che lo denigrava) che mise in discussione, spesso e volentieri con la forza delle armi, la geopolitica del Continente, indebolendo la certezza di dominio e controllo sull’Europa della corona inglese.

Una figura così esplosiva ed emblematica non poteva quindi che affascinare, nel tempo, prima gli storici e, successivamente, anche gli stessi registi cinematografici di cui è stato protagonista in innumerevoli pellicole, a partire dal probabilmente più grandioso film mai realizzato (Napoleon, 1927, di Abel Gance) fino a quello ipotetico che avrebbe invece dovuto girare Stanley Kubrick (con Jack Nicholson nel ruolo del protagonista).

 

Napoleon, il miglior film di Ridley Scott da una ventina d'anni. E Joaquin  Phoenix è ancora da Oscar - Il Fatto Quotidiano

 

Sulle orme di Kubrick, ecco quindi che Ridley Scott creare un’epopea lunga due ore e mezza (nella versione per i cinema, mentre è stata annunciata una versione in streaming su Apple TV+ di quattro ore) sull’ascesa e caduta del dittatore francese per una fiction in abiti d’epoca che, nonostante uno sfrenato Joaquin Phoenix nel ruolo del protagonista, è fin troppo indeciso sul tono da prendere.

D’altronde il regista de Il Gladiatore ha sempre avuto un debole per le epopee d’antan, alla David Lean, per dire, e non bastano certo poco più di un paio d’ore per raccontare davvero Napoleone e i suoi 25 anni di innovazioni, guerre, visioni, modernizzazioni, violenze e dispotismi che cambiarono per sempre il mondo o a trasmettere la forza (e l’ambiguità) del suo legame con Giuseppina, la prima amatissima moglie.

 

Alla sceneggiatura troviamo David Scarpa, già attivo nel revisionismo storico con l’ucronico The Man in the High Castle dal romanzo di Philip K. Dick e autore, per Scott, di Tutti i soldi del mondo e del prossimo Il Gladiatore 2 oltre ad essere al lavoro anche su Cleopatra di Denis Villeneuve, che mostra una concezione del ritratto biografico estremamente satirico, quasi grottesco, specie per le personalità di potere, e una tendenza poco incline a trattare i fatti con un certo distacco prendendo invece posizione sui difetti e sulla personalità, specie se equivoche e/o particolarmente affascinante, dei personaggi storici.  

Ne risulta una versione del personaggio quindi molto anglosassone (e che ovviamente non è piaciuta ai francesi) in cui N. è tutto e il contrario di tutto, fragile e bisognoso (debole?) nel privato e forte e autoritario (despota?) con nemici e alleati.

 

Napoleon, la recensione del film di Ridley Scott | Wired Italia

 

In fondo per Ridley Scott la storia non è altro che il dominio di gente altolocata su altre meno abbienti in un continuo processo di conservazione del potere e della lotta di questi contro chi vuole appropriarsi del (loro) potere.

E quella raccontata in Napoleon in fondo non è altro che il racconto di una scalata “sociale” fallita, perché il suo protagonista non viene mai davvero accettato (dalla Grande Tavola) dai grandi d’Europa perché nonostante tutto il suo potere, i suoi successi e i suoi titoli, conquistati spesso con la forza, non appartiene e non apparterà mai al loro Mondo.

 

Ed è inutile pretendere anche del realismo (ma fanno, comunque, bene gli storici a sottolineare la maggiore importanza della veridicità storica rispetto al racconto cinematografico) in quanto Ridley Scott, che ricordiamo ha costruito la sua carriera (anche) sul cinema storico, del realismo se ne sempre fregato puntando piuttosto su una prospettiva concettuale che, pur tenendo conto di verità incontrovertibili (o quasi) su personaggi o sulla loro epoca, rielabora parti specifiche della storia in una finzione filmica inerenti a una precisa volontà traspositiva (Napoleone ad esempio non ha mai bombardato le piramide, ovviamente, ma è l’immagine perfetta per mostrare l’insolenza e la tracotanza di un Napoleone che si sente ormai quasi onnipotente).   

 

Perché è l’epica (o la leggenda?) che interessa davvero a Scott, non la veridicità storica.

Un’enorme ricostruzione d’epoca, sontuosa e spettacolare, “sporcata” però da un finto realismo, un misto di ricostruzione fedele degli scenari d’epoca e interventi in CGI per renderle l’immagine più simile a un dipinto che non alla realtà (evidentissima nel suo lavoro l’influenza di Kubrick e del suo Barry Lindon), in modo da mostrare qualcosa di mai visto prima, non almeno con tali proporzioni,

Ed è qui che il film funziona, coinvolge e sorprende, nella meraviglia cinematografica della sua regia e nell’estetica della fotografia di Darius Wolski che si rifà a molti dipinti dell’epoca, citando direttamente anche il neoclassico Jacques-Louis David nella scena dell’incoronazione di Napoleone.

 

Napoleon, la recensione del film di Ridley Scott - Gamesurf

 

Tutto narrato però con tono scostante, quasi schizofrenico, con scelte di montaggio a volte opinabili o parti del racconto fondamentali messo completamente da parte (la figura del fratello Giuseppe, ad esempio, o la sua figura di politico e statista o di innovatore completamente ignorati o messi in secondo piano).

E non gli interessa nemmeno poi così tanto la vita privata, nonostante occupi una buona porzione della pellicola, trattata in maniera goffa o ridicolizzata in ogni occasione.

 

E anche la presenza di uno degli attori più apprezzati al mondo, Joaquin Phoenix, finisce per essere controproducente in quanto regala al personaggio la sua naturale irrequietezza, e tali espressioni e posture possono risultare adatte a un Napoleone ormai al tramonto ma risultano poco congeniali e mostrare l’energia, il carisma e l’arroganza del Napoleone che guidò la Francia contro il resto dell’Europa.

Invece questo Napoleone, molto moderno nelle sue problematiche, appare fin dall’inizio, nonostante tutte le sue conquiste e le abilità mostrate nel farlo, sempre debole e fragile, inadatto al ruolo di conquistatore.

 

Napoleon - Cinematographe

 

E a colui "che aveva risollevato la corona di Francia dal fango" non viene nemmeno riconosciuto la dignità della sconfitta, anzi, è proprio a Waterloo che l’orgoglio anglosassone si autoincensa dell’operato del Duca di Wellington interpretato da Rupert Everett (conpletano il cast l'ottima Vanessa KirbyEdouard PhilipponnatYoussef KerkourMatthew NeedhamPaul Rhys e Tahar Rahim) quando in realtà fu l’arrivo delle truppe prussiane del feldmaresciallo Gebhard Leberecht von Blücher a determinare la sconfitta di Napoleone, che diventa improvvisamente l’eroe progressista e avversario di un Napoleone al contrario oppressore e guerrafondaio, censurando anche il tradimento della parola data a un Napoleone arresosi e imprigionato invece a Sant’Elena.

Come detto, un Napoleone molto più britannico che francofono.

 

VOTO: 6,5

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