Espandi menu
cerca
Napoleon

Regia di Ridley Scott vedi scheda film

Recensioni

L'autore

George Smiley

George Smiley

Iscritto dal 29 gennaio 2014 Vai al suo profilo
  • Seguaci 62
  • Post 2
  • Recensioni 180
  • Playlist 13
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Napoleon

di George Smiley
8 stelle

Del film l'autore intende scrivere due recensioni: una riferita alla versione distribuita nei cinema di circa 2 ore e 40 minuti e una sulla director's cut di 4 ore e 10 minuti che verrà presentata in streaming nei mesi successivi. Il voto sarà inizialmente riferito al primo montaggio, per poi essere corretto alla visione dell'opera completa.

Ah shit, here we go again. E' nei cinema l'ultimo film in ordine di tempo di Ridley Scott e siamo alle solite. Le polemiche avvampano e le critiche si sprecano, ovviamente tese a sottolineare quelli che per gli accusatori sarebbero "errori" storici e non, come invece sono, scelte consapevoli e volute. Per non parlare di tutti i fanboys del dittatore corso, i cui delicati nervi sono stati solleticati da un ritratto non proprio lusinghiero del loro amato idolo, o di quegli sciovinisti dei francesi, impettiti nello sdegno per ciò che considerano un'offesa alla loro tronfia grandeur nazionale arrecata da nientepopodimeno che un regista inglese e quindi storicamente nemico. E come dimenticare gli amabili critici cinematografici "di professione" che è dal 1979, anno di uscita di Alien, che sparano cazzate a profusione ad ogni nuova fatica del suddetto regista? Costoro hanno cercato negli ultimi anni di "rifarsi la verginità" osannando film come il già citato Alien e Blade Runner che all'esordio in sala massacrarono, in una esemplare dimostrazione di ipocrisia e opportunismo dopo che i due capolavori furono consegnati dal pubblico (e non da loro) alla storia del cinema. Ma in fondo cosa ci tange di tutte queste sterili diatribe? Sarebbe inutile ricordare a dei minus habens che il cinema non è realtà ma finzione, così come è futile spiegare loro la differenza che intercorre tra arte e storiografia. Lo storico ha il compito di ricostruire nel modo più realistico possibile gli eventi del passato, concentrandosi più sul particolare e meno sull'universale. Non può applicare arbitrariamente i propri giudizi di valore e ideali all'oggetto della sua analisi, è costretto invece a comprendere e riportare giudizi di valore e ideali dei personaggi storici di cui tratta. L'artista ha un compito diametralmente opposto: la sua ricerca lo conduce a ciò che dell'esperienza umana è universale e in ogni sua opera egli è anche filosofo morale e politico. Persino gli artisti che affermano sdegnosamente di ritrarre la vita umana o la natura per ciò che sono, in realtà sino dalla scelta del soggetto fino allo stile scelto per descriverlo essi stanno imprimendo la loro visione del mondo sull'opera che desiderano lasciare ai posteri. Se così non fosse, la loro non sarebbe arte ma storiografia.

Nel caso di Napoleon, la visione unificante è quella del regista Ridley Scott e dello sceneggiatore David Scarpa. Il loro Napoleone non è il protagonista di un manuale di storia, ma una metafora dell'ambizione politica e dell'ego maschile mostrata attraverso un'ottica particolare intorno alla quale tutto il film è costruito, ovvero la relazione tra Napoleone Bonaparte (Joaquin Phoenix) e Giuseppina di Beauharnais (Vanessa Kirby). Non è la carriera militare o l'ascesa al trono di Bonaparte il centro nevralgico del film, così come non lo sono l'età napoleonica o la storia della Francia: tutte queste componenti si muovono in funzione della dinamica di attrazione e repulsione tra Napoleone e Giuseppina, l'intero incedere storico si modella intorno a questo rapporto disfunzionale. Il Napoleone di Joaquin Phoenix è un uomo dall'ambizione smisurata, la cui volontà dominante nasconde un'insicurezza di fondo che lo porta ad avere bisogno di dimostrare continuamente il proprio valore a sè stesso e agli altri, cercando consenso e rassicurazioni nel rapporto con una figura femminile anch'essa dominante e soprattutto manipolatrice, quella di Giuseppina di Beauharnais, a cui Vanessa Kirby infonde un'aura di machiavellica sensualità e fredda intelligenza. Napoleone/Phoenix cerca disperatamente di assoggettare Giuseppina/Kirby al proprio volere, desidera la sua approvazione e ammirazione, reclama per sé stesso un sentimento amoroso esclusivo e totalizzante, si infuria quando non l'ottiene come un bambino capriccioso a cui è stato negato il regalo di Natale tanto desiderato, diventa violento e cattivo salvo poi tornare strisciando dalla sua serva/padrona a cui non vuole e non può rinunciare. Parallelamente punta ad allargare la sua influenza sul resto d'Europa, chiede alleanze e fa proposte di pace ma quando non ottiene risposta reagisce con spietatezza e si impone con la forza delle armi e del genio militare. L'unica pace che ottiene è quella che impone egli stesso d'autorità, ma è una pace fittizia destinata a sfuggirgli di mano così come i suoi grandiosi progetti imperiali. Dall'altro lato Giuseppina è contemporaneamente affascinata e ripugnata dalle attenzioni e poi dalla devozione ossessiva di Napoleone, sembra a tratti ridere di lui ma è alfine avvinta da questo ambiguo rapporto a cui neanche lei può sottrarsi. E così come l'ascesa politica e militare di Napoleone corrisponde alla sua "conquista" dell'amata e all'elevazione di entrambi al rango di regnanti, il divorzio dovuto alla ragion di Stato segna il punto di flesso della sua fortuna e la morte di Giuseppina la fine di ogni cosa.

Da un'ottica puramente estetica il film è sublime, persino per gli standard a cui Ridley Scott ci ha abituati. La fotografia del fedelissimo Dariusz Wolski è fenomenale, così come lo sono la messa in scena e la scelta delle inquadrature. Da spettatore sembra di assistere ad un'esposizione di pittura neoclassica i cui quadri si fondono insieme fino a trasformarsi in un flusso di immagini in movimento. Ma l'apice della potenza visiva e della perizia registica viene raggiunto nelle scene di battaglia (Tolone, 13 vendemmiaio, Austerlitz, Borodino, Waterloo), in cui il regista dà un saggio di tecnica cinematografica gestendo condizioni atmosferiche e di luce e contesti geografici differenti gli uni dagli altri, coordinando il tutto con la direzione di centinaia di comparse e l'utilizzo di set titanici per dare vita ad alcune tra le scene di guerra più belle mai viste al cinema. Un autore differente per ovviare alle evidenti difficoltà logistiche e tecniche avrebbe abusato della CGI e appiattito la rappresentazione delle battaglie sotto un'estetica da fumetto dal retrogusto artificiale, mentre Scott, pur non rinunciando alla magniloquenza e alla spettacolarità che da sempre contraddistinguono il suo cinema, riesce ad infondere una brutalità e un crudo realismo che accentuano l'impatto degli eserciti in lotta, non risparmiando agli spettatori i dettagli più duri e illustrando graficamente le ferite inflitte al vecchio continente dalla sete di conquista dell'imperatore francese. Eccettuate le campagne militari, due scene colpiscono per la solennità e il significato che recano: la prima è ambientata durante la campagna d'Egitto e in essa Napoleone fa aprire un sarcofago per poi scrutare al suo interno il volto mummificato di quello che probabilmente era un faraone, quasi a interrogarsi sul mistero del potere e a cercare una corrispondenza tra le sue gesta e la magnificenza riflessa nelle piramidi all'ombra delle quali è giunto da conquistatore; la seconda è l'entrata delle sue truppe in una Mosca spettrale e apocalittica e il suo arrivo in una sala del trono disadorna e cupa, presagio della sventura che di lì a poco attanaglierà il destino suo e del proprio esercito. A proposito di ciò mi si lasci fare una piccola provocazione: se venisse confermato per Napoleon un budget pari o inferiore a circa 200 milioni di dollari, praticamente lo stesso (se non più piccolo) di Killers of the Flower Moon, il confronto da un punto di vista meramente tecnico ed estetico tra Ridley Scott e Martin Scorsese sarebbe impietoso. Per Scorsese.

Il difetto principale del film è la durata insufficiente a contenere un arco di tempo enorme e denso di eventi, che per forza di cose vengono liquidati in modo sbrigativo e su cui valeva la pena soffermarsi maggiormente. I personaggi secondari sono spesso solo abbozzati e non hanno il tempo necessario per lasciare un'impronta, ad eccezione di Sir Arthur Wellesley, I duca di Wellington, il generale britannico che sconfisse Napoleone a Waterloo, interpretato sanguignamente da Rupert Everett. Questo problema però va inserito in un contesto che tenga conto delle vicissitudini produttive e distributive del film in questione. E' noto infatti che sir Ridley con la sua Scott Free Productions ed Apple Studios hanno raggiunto un accordo per cui il film verrà presentato in sala in versione ridotta da circa 2 ore e 40 minuti totali, mentre nei prossimi mesi, al termine della sua campagna cinematografica, verrà presentata su AppleTV+ una versione director's cut di ben 4 ore e 10 minuti totali, ovvero 1 ora e 30 minuti di girato in più. E' chiaro che un tale ammontare di scene aggiuntive ha il potere di cambiare radicalmente quella che è la percezione del film stesso, dando modo alla storia di svolgersi più compiutamente e presentando personaggi con caratterizzazioni più approfondite. Una simile operazione ricorda quella compiuta proprio con un altro film di Scott, Le Crociate, alla cui tiepida accoglienza al cinema fece seguito una rivalutazione in positivo dopo la pubblicazione per l'home video della director's cut contenente 50 minuti di girato in più (i quali nell'economia del racconto si sentono tutti quanti). Altri film che hanno beneficiato ampiamente di simili operazioni di restauro sono stati Metropolis, I Cancelli del Cielo e C'era una volta in America. Pare che in questo caso si sia giunti ad un accordo soddisfacente per entrambi e il mezzo dello streaming, che da molti cinefili viene percepito come una minaccia per le sorti del cinema stesso, può in questo caso dare una mano agli autori dell’opera a rendere disponibile al pubblico la versione originale del film il prima possibile, senza che questo danneggi le prospettive di ritorno economico necessarie per finanziare un progetto di tale portata. Non resta che armarci di pazienza e aspettare di vedere il film completo per dare un giudizio definitivo. Nel frattempo quanto visto al cinema è già un grande affresco di "fantastoria" da non perdere almeno per l'indubbio gusto estetico, la grandeur visiva e l'ambizione (napoleonica) del proprio autore.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati