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Mia

Regia di Ivano De Matteo vedi scheda film

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La recensione su Mia

di Gangs 87
5 stelle

Mia ha quindici anni, una vita semplice, circondata dagli amici e dall’amore dei suoi genitori, è felice e gioiosa. L’incontro con Marco, quello che crederà essere il suo primo amore, le stravolgerà l’esistenza.

 

Oggi più che mai, dopo che i recenti fatti di cronaca, hanno riportato in primo piano i gravi dati relativi al femminicidio che ogni anno stravolge il nostro paese, l’argomento trattato dalla pellicola di Ivano De Matteo ci scava dentro. Peccato che, il modo “leggero” in cui decide di raccontarlo, finisce per non incidere come dovrebbe.

 

O meglio, questo film, sconvolge a tratti. La narrazione oscilla tra normalissimi attimi di vita comune che lentamente si trasformano in dramma quando Marco inizia a tediare Mia, ad isolarla, a trasformarne le abitudini che però vengono raccontate e rappresentate come parte integrante di quella normalità di cui sopra, senza insomma amplificarne la gravità.

 

È proprio questo che tende a stridere con ciò che si racconta. Per quanto in parte finisce per rappresentare in modo coerente e concreto l’impotenza dei genitori davanti alla trasformazione della figlia, finisce per disturbare il modo in cui si insinua nella quotidianità di Mia, che vanta l’ottima interpretazione di Greta Gasbarri, l’unica del cast che si salva per l’intera durata della pellicola.

 

L’impressione infatti è che lo stridere tra l’intenzione del regista di raccontare la pericolosità di certe situazioni che finiscono proprio per mescolarsi con quella che definiamo normalità, inconsciamente e irrimediabilmente, e l’impressione disturbante che ne viene fuori sia, almeno in parte, “colpa” degli interpreti, incapaci di trasmettere le molteplici sensazioni che si trovano a dover rappresentare.

 

Se capita che per qualche attimo vediamo lo smarrimento ed il dolore estremo sul volto e nei gesti di Milena Mancini, che interpreta la mamma della protagonista, all’apice della pellicola, non lo vediamo mai in Edoardo Leo, che sembra quasi spettatore e mai partecipe, se non in rarissimi casi poco incisivi, di tutto ciò che di negativo gli accade intorno.

 

È un vero peccato che questo film si percepisca davvero solo a singhiozzo. Possiede gli elementi necessari per coinvolgere e sconvolgere, con una scena in particolare che addolora nel profondo, ben girata nella sua crudeltà. L’apice, sul finale, lo si raggiunge anche ma si porta dietro il carico di uno svolgimento troppo poco complesso e per niente analitico per incidere in modo concreto sulla buona riuscita della pellicola.

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