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A Thousand Hours

Regia di Carl Moberg vedi scheda film

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La recensione su A Thousand Hours

di pazuzu
4 stelle

Confusa è la messinscena nel suo complesso: Moberg afferma che nel corso delle riprese sia stata data grande libertà agli attori, ma a mancare, probabilmente, è un chiaro obiettivo di fondo.

 

 

In seguito ad un concerto in un piccolo club di Copenaghen, i Vault ricevono da un manager presente in loco un invito ad aprire il live di un'altra band locale, di lì a pochi giorni. Sembra l'inizio di una faticosa ripartenza, ma tre eventi ravvicinati fanno precipitare tutto: al successivo incontro in sala prove, il batterista Morten non arriverà mai, finendo ucciso in un incidente d'auto; quella sera stessa Anna e Thomas - cantante e chitarrista/autore - hanno un approccio sessuale subito abortito per (non) volere di lei; infine, nei giorni successivi Thomas incontra un amico canadese a cui serve un chitarrista al volo per andare in tour, ché il suo è malato. Vista la situazione, Thomas accetta l'invito, avvisa Anna via telefono e parte: i Vault sono di fatto sciolti. Di lì a un anno, Anna si è spostata a Berlino, città che pullula di artisti, per cercare di capire cosa fare da grande.
Ma Thomas, ciclicamente, tornerà ad affacciarsi nella sua vita.

 

 

Al proprio primo lungometraggio, con Tusing Timer (A Thousand Hours) il regista svedese (trasferito in Danimarca) Carl Moberg intende raccontare il percorso di crescita di una ragazza insicura e confusa, che scambia l'amore con il desiderio e - alla ricerca di un posto nel mondo - aggiunge fallimenti a fallimenti. Confusa, purtroppo, è anche la messinscena nel suo complesso: Moberg afferma che nel corso delle riprese sia stata data grande libertà agli attori, ma a mancare, probabilmente, è un chiaro obiettivo di fondo: interessante fino al momento in cui Thomas decide di andare, il film prende poi a si trascinarsi fiacco, oltretutto perdendosi in un paio di sottotrame irrilevanti (a che serve farci vedere il dialogo tra Thomas e la madre? cosa c'entra il tizio in carrozzina che appare in un paio di scene a casa del padre di Anna?), e mentre Anna colleziona fiaschi circondandosi di personaggi poco interessanti ai fini di un racconto che si voglia ricordare, la cui unica funzione è alimentare la sua insicurezza e sfiducia nei propri mezzi, qualche sussulto torna a palesarsi con il ritorno sullo schermo di Thomas (non per chissà quali meriti, ma perché è l'unico personaggio, oltre lei, a tre dimensioni), prima che sparisca di nuovo. L'avvento, dal nulla, del colpo di scena (si fa per dire) che indirizza il cammino della protagonista, pone fine ad un film assai poco riuscito.

 

 

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