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Yuni

Regia di Kamila Andini vedi scheda film

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La recensione su Yuni

di pazuzu
8 stelle

Colpita dalle tare culturali che 'chiudono' l'Indonesia più tradizionalista, Andini incentra il film sul contrasto sempre più marcato tra la vita dei giovani e i sacrifici che vorrebbe imporre loro un potere religioso portatore di istanze sempre più spudoratamente anacronistiche.

 

 

Yuni (che significa 'nata in giugno') è una liceale indonesiana con l'ossessione per il viola: qualsiasi cosa le capiti sotto tiro di quel colore, lei lo fa suo. Questo è motivo di richiamo da parte della direttrice della scuola, Mrs. Lies, che nell'incoraggiarla ad impegnarsi per rientrare tra i tre migliori studenti ed ottenere la borsa di studio utile ad accedere all'università, le ricorda che deve altresì astenersi da questi comportamenti imperdonabili. Altro requisito necessario per ottenerla è quello di non essere sposata: già, perché per la cultura del suo paese, con i suoi sedici anni Yuni è considerata una ragazza in età da marito. Ma lei è giovane, come tale vuol continuare a comportarsi, e male accetta le imposizioni del 'club islamico' che detta legge nell'istituto, che ha vietato i concerti perché la voce è come l'anima e non va mostrata, e che intende imporre il test di verginità alle ragazze della sua età con il pretesto della prevenzione delle gravidanze indesiderate. Fatto sta che Yuni di proposte di matrimonio ne riceve ben due, ma le rifiuta entrambe: la prima destando scalpore, essendo il pretendente giovane, benestante e pure bello, la seconda (giunta da un vecchio disposto a pagare una manciata di rupie a patto di poterne verificare prima la verginità) alimentando anche la superstizione secondo la quale rifiutare tre proposte "porta sfortuna". E la terza proposta, inevitabilmente, non tarda ad arrivare.

 

 

Papardi Djoko Damono è stato uno dei più importanti poeti indonesiani: morto a ottant'anni nel 2020, è a lui che la regista Kamila Andini ha dedicato il film Yuni, ed è attorno al testo malinconico di una sua poesia, Rain in June, che fa svolgere il racconto. Colpita dalle tare culturali che 'chiudono' l'Indonesia più tradizionalista, Andini incentra il film sul contrasto sempre più marcato tra la vita dei giovani e i sacrifici che vorrebbe imporre loro un potere religioso portatore di istanze sempre più spudoratamente anacronistiche. Yuni, che come tutte le ragazze della sua età ha voglia di vivere e di divertirsi, sente queste pressioni sulla propria pelle, costretta com'è ad una scelta tanto grande quanto ingiusta, trovando sponde tra i suoi compagni di scuola ma non nella sua famiglia, essendo i genitori lontani - a Jakarta - ed avendo con sé solo la nonna, secondo la quale la proposta di matrimonio da uno sconosciuto equivale a una benedizione.

 

 

E allora la letteratura, si diceva, ha un ruolo importante all'interno di un racconto stratificato e dolente: prima di cadere inesorabile, la pioggia di giugno che il prof gli impone di studiare sarà trascritta e interpretata a Yuni da Yoga, timido e silenzioso coetaneo dalla vena poetica che proverà, lui solo, a conquistarle il cuore esprimendosi in versi e non offrendo soldi (che peraltro non ha).
Abile nello svelare poco a poco, ma con dovizia di particolari, quanto sia diffuso in Indonesia il fenomeno dei matrimoni precoci, Kamila Andini dirige con tocco delicato e approccio intimista un film importante che parla di gioventù rubate, di esperienze negate, e che si propone come un inno all'autodeterminazione e alla libertà.

 

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