Regia di Robert Eggers vedi scheda film
Per quanto il tema della vendetta e la mitologia norrena non siano novità, Eggers riesce a ritagliarsi uno spazio in un’ipotetica storia di questi sottogeneri, grazie soprattutto ad uno stile visivo d’impatto. Le scelte di regia cercano di valorizzare ogni frame per riflettere le caratteristiche dei personaggi, in virtù soprattutto dello spazio in cui si muovono. In particolare è posta grande attenzione sul climax di alcune sequenze, a cominciare dal rito di iniziazione con il padre: la camera dal campo totale passa a primi piani dei personaggi, alternati per enfatizzare le frasi ancestrali, per poi far coinvolgere lo spettatore con un movimento della macchina da presa verso il basso che si trasforma in soggettiva, alternando anche i punti di vista. La valorizzazione dello spazio in cui si muovono i personaggi (spesso zone abitate circondate da lande desolate) ha come rappresentante il piano sequenza, importante soprattutto nella battaglia degli uomini-orso, in cui la macchina si ferma in momenti feroci e poi riprende a camminare seguendo il protagonista nel pieno della sua bestialità. Il film mostra poco gli elementi fantasy: la marcia trionfale della valchiria è mostrata in due scene, in cui però non si vedono gli altri personaggi, mentre con l’abitante del tumulo accade un fatto particolare; la battaglia con questo potrebbe non essere avvenuta, dato che nella stessa inquadratura vediamo prima l’uccisione e poi la presa della spada dal cadavere, nella posizione pre-scontro; la levitazione invece sembra avvenire davvero, ma potrebbe essere il risultato di qualche sostanza (come avverrà poi ai danni di altri personaggi). Tutto questo sottopone un forte quesito: l’odio e la determinazione hanno come scopo la gloria, ma come facciamo a sapere se alla fine il vendicatore l’ha davvero ottenuta? Il fascino del film è proprio in questo dubbio, e la figura della madre ne è il simbolo, ciò che metterà a dura prova la missione principale, che prima di arrivare al colpevole porterà altri martìri (forse troppi, a discapito del ritmo del film) intorno a quest’ultimo.
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