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Gioco perverso

Regia di Italo Moscati vedi scheda film

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La recensione su Gioco perverso

di mm40
4 stelle

Olga e Vittorio, due attori nell'Italia del '45, fanno coppia nella vita, sullo schermo e così pure nelle scelte politiche. Per la loro adesione alla repubblica di Salò verranno processati sommariamente e fucilati.



Tra gli anni Ottanta e i primi Novanta il critico cinematografico e televisivo Italo Moscati realizzò come regista qualche lavoro per il piccolo schermo, l'ultimo dei quali in ordine cronologico è questo Gioco perverso. Tratto dall'omonimo romanzo (sottotitolo: L'appassionante vicenda di Osvaldo Valenti e Luisa Ferida) scritto dallo stesso Moscati, con una sceneggiatura da lui firmata insieme a Giuseppe Manfridi e Piero Maccarinelli, il film è suddiviso nelle canoniche due puntate da cento minuti ciascuna, per garantire la duplice messa in onda in prima serata, per un totale di tre ore e venti circa di durata (duecento minuti). Come già si sarà intuito, si tratta della ricostruzione dei difficili giorni di Valenti e Ferida durante la Repubblica di Salò e la fase declinante del fascismo in Italia, sebbene i protagonisti abbiano qui assunto i nomi di Vittorio e Olga; più coraggioso sarà in tal senso Marco Tullio Giordana che nel suo Sanguepazzo (2008) chiamerà Valenti e Ferida con i loro reali nomi. La ricostruzione storica funziona (anche se lascia un minimo di amaro in bocca la neutrale rappresentazione del regime mussoliniano), ma il ritmo è sonnolento e luci, costumi e scenografie sono da “sei meno meno”, strappano la sufficienza soltanto perché si vede chiaramente l'impegno profuso. Le musiche sono firmate da Tito Schipa Jr., a cui viene affidata anche una parte laterale come interprete, destino quest'ultimo che spetta anche a – tra gli altri – Claudia Gerini, Alberto Farnese, Alessio Boni e Antonello Fassari; i ruoli centrali sono invece rivestiti da Fabio Testi (lasciato un po' allo sbando dal regista), Ida Di Benedetto, Domiziana Giordano, Adalberto Maria Merli, Franco Castellano ed Enzo De Caro. 4/10.

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