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La abuela

Regia di Paco Plaza vedi scheda film

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La recensione su La abuela

di giurista81
8 stelle

 

Ultima pellicola diretta da Paco Plaza, regista che sono riuscito a veder crescere avendolo seguito fin dagli esordi (mi piacque molto I Delitti della Luna Piena, che ho in DVD). Lanciato dal Maestro Brian Yuzna, Plaza ha dimostrato fin da subito un indubbio talento nella messa in scena pur ricevendo uno scarso appoggio dagli appassionati italiani. È ricordato soprattutto per la co-regia di Rec (2007) e per il lodato Rec 2 (2009) girato in autonomia, rivelandosi uno specialista nel genere horror. Il suo nome, tuttavia, aveva già brillato con film quali Second Name (tratto da un romanzo di uno dei più famosi scrittori di horror contemporanei: Ramsey Campbell) e il citato I Delitti della Luna Piena.

La Abuela è un horror che gioca sulle attese, sul detto e non detto, con una escalation dei fatti progressiva che scivola da un'atmosfera claustrofobica a una sovrannaturale.

La trama è semplice. Una modella impiegata nel mondo delle pubblicità si trova a dover rientrare a casa per assistere la nonna rimasta vittima di un male paralizzante che ne ha ottenebrato la mente, rendendola (in apparenza) incapace di interagire con la realtà. Il rapporto, inizialmente amoroso, piomba verso un inferno da cui sembra non esserci via di liberazione. Al di là delle attività domestiche, che la giovane riesce a compiere aiutata dai tutorial, avvengono fatti strani. Personaggi sconosciuti entrano in casa muniti di chiavi, apparizioni improvvise, risate prive di senso, ubiquità del personaggio della nonna e incubi che rimandano a un passato cancellato in cui si suggerisce la presenza di un orrore inimmaginabile (forse un drago, emblema del demonio, celato dietro le sembianze di uno stegosauro). La giovane protagonista, la bravissima e semidebuttante Almudena Amor (topless finale), fornisce una prova maiuscola e consente al film di mantenere un'intensità che non flette mai, sebbene di momenti morti ve ne siano. Il suo personaggio prova a fare di tutto per assolvere agli obblighi assistenziali, ma è destinato a una sorte segnata fin dall'inizio e assai crudele (addirittura scritta anni prima). Va sottolineato, sul versante della scrittura, il capovolgimento che viene a delinearsi nei rapporti tra i personaggi relativamente all'approccio egoistico degli stessi. Inizialmente la nipote potrebbe essere inquadrata come un'egoista che cerca di sottrarsi al più presto daagli impegni etico-morali così da perseguire i propri vantaggi. Contatta infatti una badante, poi si rivolge a una casa di cura. Comportamenti che nella vita di tutti i giorni sono molto frequenti. Si potrebbe pertanto leggere anche una condanna di certi approcci, ma è pur vero che ogni caso deve essere analizzato autonomamente. A ogni modo il prosieguo del film evidenzia una realtà ben diversa, tanto che a essere egoistica è proprio la nonna. Retto da una sottotraccia che affonda le mani nella stregoneria, senza scendere mai nei dettagli e limitandosi a suggerirne un richiamo in un approccio volutamente minimalista (strane parole recitate a bassa voce, episodi traumatici di rilevanza mortale che palesano la sussistenza di un sortilegio), La Abuela genera una tensione ossessiva che passa dalla protagonista allo spettatore. Plaza, visivamente accattivante (ottima fotografia), è abile nella regia, nei movimenti di macchina e sa far funzionare al massimo i suoi attori che, pur in ruoli non semplici, girano al top. Con un budget irrisorio (il film è quasi tutto ambientato in un appartamento), Plaza porta a casa una cornice elegante e un ottimo prodotto horror, sebbene non commerciale e non troppo apprezzato al botteghino (3 milioni di dollari di incasso). Notevole, seppur non originale, la scena (fulciana) con le due protagoniste (brava anche la nonna interpretata da Vera Valdez) che si osservano in uno specchio circolare su cui si vede inizialmente riflessa la sola faccia di Almudena Amor e dove affiora, dall'altra parte e in conseguenza di una serie di esplosioni a frazione, il volto della Valdez. Una scena che rende visiva la metafora del film incentrata sulla frase proferita, in precedenza, dalla nonna alla nipote:“il tuo corpo è il mio corpo”. Forse non compreso pienamente e penalizzato da un taglio che determina uno scorrimento molto lento, La Abuela è un horror che conferma il talento del regista. Nettamente superiore alla media degli horror contemporanei incentrati su case maledette, fantasmi e rapporti familiari retti da subdoli motivi non rilevabili a una visione superficiale (ancora la metafora dello specchio). L'epilogo ricorda molto, nei contenuti (non nella forma), quello de Il Cervello dei Morti Viventi (1973). Delicato, ma assai incisivo.

 

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