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Il boss

Regia di Fernando Di Leo vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il boss

di hallorann
8 stelle

Fernando Di Leo nasce come sceneggiatore di una quarantina di western, tra i quali IL RITORNO DI RINGO, NAVAJO JOE e come assistente alla regia di PER QUALCHE DOLLARO IN PIU’. Esordisce alla regia con ROSE ROSSE PER IL FUHRER e lascia il segno con gli eclatanti BRUCIA RAGAZZO BRUCIA e I RAGAZZI DEL MASSACRO, tratto dall’omonimo romanzo di Giorgio Scerbanenco. Proprio da quest’ultimo giallista italo ucraino trae MILANO CALIBRO 9, un capolavoro noir con Gastone Moschin nel ruolo del duro. Bissa il successo con LA MALA ORDINA con un altro bravo attore eclettico quale Mario Adorf. Nel ’73 prende spunto da un romanzo di Peter McCurtin IL MAFIOSO per scrivere e girare una storia di mafia ambientata a Palermo. Il killer Lanzetta per conto di Don Giuseppe D’Aniello fa una strage di uomini d’onore con un lancia granate in un sala di proiezione. Si scatena una guerra nella quale un clan emergente capitanato dal calabrese Cocchi decide di rapire la figlia ribelle di Don Giuseppe. Don Corrasco è il boss più in alto di tutti, incarica Lanzetta di occuparsi del caso scovando la banda di Cocchi. Una escalation di violenza, tradimenti e scalate al potere si susseguiranno fino alla fine. Di Leo descrive i mafiosi come uomini senza alcuna morale, sleali e violenti, pronti a vendersi al miglior offerente, i tutori dell’ordine o corrotti o con le mani legate, idem l’antimafia, i giovani studenti (la figlia di Don D’Aniello) come velleitari, drogati e disinibiti. Il regista pugliese non risparmiava nessuno, fendeva colpi e stilettate alla società denunciando tra l’altro le connivenze tra mafia e politica (qui cita alcuni nomi di politici poi risultati collusi con Cosa nostra, Gioia e Lima per esempio), girava con una grinta che sorprende ancora oggi, aveva senso del ritmo e gusto per le inquadrature e per le battute. L’ironia, infatti, fa capolino più volte non quanto le esplosioni di violenza ma in maniera considerevole. Le musiche progressive di Luis Bacalov (eseguite dagli Osanna) assecondano benissimo azioni, situazioni e personaggi. Un altro merito era la scelta accurata del cast, volti granitici e fotogenici, resi ancora più espressionisti dalla fotografia di Franco Villa. Ricordiamo gli americani Richard Conte (Don Corrasco) e Henry Silva (Lanzetta), Marino Masè (Pignataro), l’erotica Antonia Santilli (Rina), “Duca Lamberti”Pier Paolo Capponi (Cocchi), l’ambiguo Corrado Gaipa (l’avvocato Rizzo), Gianni “Sartana” Garko (Commissario Torri), i veterani Vittorio Caprioli e Mario Pisu (il Questore e l’onorevole Gabrielli).

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