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Salò o le 120 giornate di Sodoma

Regia di Pier Paolo Pasolini vedi scheda film

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La recensione su Salò o le 120 giornate di Sodoma

di Gangs 87
5 stelle

In una villa in campagna si riuniscono quattro uomini: il Duca, Monsignore, Eccellenza, e il Presidente, che rappresentano alcuni dei poteri della Repubblica Sociale Italiana, rispettivamente, il potere della casta, il potere ecclesiastico, quello giudiziario e infine quello economico. Insieme a loro alcuni ragazzi appartenenti a famiglie antifasciste e quattro prostitute. I ragazzi saranno vittime delle più impensabili sevizie volte a soddisfare ogni pulsione degli uomini di potere.

 

Mentre cercavo di guardare quest’ultimo film di PPP provando a non limitarmi a ciò che vedevo ma tentando di andare oltre, con enormi difficoltà, si sono create nella mia testa diverse riflessioni. Mi sono innanzitutto chiesta se quello che vediamo, il modo estremo con cui PPP decide di mostrarlo, senza filtro alcuno, per la prima volta in assoluto nella sua filmografia, sia davvero necessario. Pur considerando che Salò o le 120 giornate di Sodoma, venga da sempre definito un “film di denuncia” un “manifesto” contro il sopruso del potere, personalmente credo che il modo utilizzato dal regista per esprimere il duo dissenso sia eccessivo. I modi per manifestare la propria opposizione posso essere svariati, pur non obbligando colui che guarda a distogliere lo sguardo in più occasioni; era già accaduto nelle precedenti pellicole di PPP, quando il regista dimostra il proprio punto di vista, utilizza simbolismi non sempre comprensibili e a volte disturbanti ma mai come in questo suo ultimo film.

 

Questa pellicola finisce per essere un atto estremo del regista e diventa il chiaro segno che PPP stava attraversando forse uno dei periodi più difficili della sua esistenza. Con la sopportazione ormai arrivata allo stremo dell’accettazione nei confronti di coloro che da sempre sfruttavano l’intelligenza e le capacità del nostro paese, verso quella borghesia da sempre derisa, verso quel potere sempre denunciato.

 

Per quanto credo che l’arte abbia il diritto di essere libera, per quanto tento di comprendere le ragioni dietro la rappresentazione che PPP decide di fare del suo pensiero, non sono riuscita ad intendere fino in fondo le motivazioni che hanno portato il regista a dimostrazioni così estreme. Estreme come ciò che ci mostra nel “Girone della Merda” dove si raggiunge l’apice della non sopportazione.

 

Ispirandosi infatti ai gironi danteschi, oltre all’ispirazione di base dovuta al libro del marchese Donatien Alphonse François de Sade Le 120 giornate di Sodoma, Pasolini divide la sua pellicola in quattro gironi primari: Antinferno, Girone delle Manie, Girone della Merda e il Girone del Sangue, ognuno a proprio modo scabroso ma nessuno raggiunge le vette del girone sopra citato tanto da costringere a saltare più avanti di qualche fotogramma. Poi c’è il sesso esplicito, ogni vizio in ogni forma senza farsi mancare atti di pedofilia. Se nelle pellicole precedenti il corpo e i piaceri che da esso derivavano finivano per essere una forma d’arte piacevole da osservare, qui il disgusto si manifesta ben presto, lasciando poco spazio alle eventuali possibili interpretazioni.

 

L’altra riflessione, ben più inquietante riguarda l’inconsistente possibilità di realizzare un film successivo al suddetto. Dopotutto Pasolini aveva pensato a questa pellicola come la prima relativa alla “Trilogia della morte”. Se questa prima pellicola è così sfacciata, senza freni, come sarebbero potute essere le altre? Sarebbe stato Pasolini capace di superare Pasolini? Fin dove sarebbe stata accettata la sua arte? Ma soprattutto, se non fosse morto nel brutale modo in cui è morto, credete che le sue opere avrebbero avuto la stessa importanza che hanno oggi? Insomma che questo film non lo avesse girato Pasolini quanti di coloro che oggi inneggiano al capolavoro lo avrebbero deriso e condannato?

 

Personalmente non derido e non condanno, non possiedo gli strumenti per farlo ma dopo aver osservato tutta la sua filmografia, questo Salò o le 120 giornate di Sodoma è l’unico film di PPP che non sono riuscita a farmi piacere pur riconoscendone l’importanza cinematografica.

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