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Siccità

Regia di Paolo Virzì vedi scheda film

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La recensione su Siccità

di diomede917
7 stelle

CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: SICCITA’

 

Se vogliano sintetizzare in due parole l’ultimo film di Paolo Virzì possiamo solamente dire: Italia Oggi.

Perché con Siccità, il regista livornese realizza il suo personale omaggio ad America Oggi di Robert Altman.

Film che vinse il Leone D’Oro nel 1993 e che paradossalmente una delle protagoniste è oggi Presidente di Giuria (chissà se il film fosse stato in concorso…)

Al posto di Los Angeles abbiamo una Roma devastata da una siccità provocata da un’assenza di pioggia che dura da tre anni. Una Siccità che non solo ha prosciugato il Tevere (e la Roma senza il suo simbolo è una delle tante belle intuizioni che ha Virzì nel corso del film), ma ha inaridito il cuore delle persone che inconsapevoli verranno anche colpite da un’epidemia portata dalle blatte che ti conduce inesorabilmente al sonno eterno. La cosa che colpisce è che la Roma rappresentata da Virzì non ha una guida, non c’è un Sindaco (ma ci è mai stato). L’unico politico è un Presidente di Renziana memoria da un ego smisurato, suicida.

E così anche Virzì decide di raccontare il declino del genere umano di oggi attraverso le sue “Short Cuts”. Anche se il materiale di partenza non è Raymond Carver, Carver viene comunque citato in una poesia che prende 0 Like e che fa incazzare i followers che vogliono solo trash.

Abbiamo Antonio (un Silvio Orlando magistrale) che ha vissuto gli ultimi 25 anni della sua vita a Rebibbia e che si ritrova per scherzo del destino fuori dal suo mondo per 24 ore vivendo un mondo che ormai non riconosce cercando di fare pace con i demoni del suo passato.

Abbiamo Loris un ex autista di auto blu, un ex marito fallito, un ex padre amorevole praticamente un fallito che cerca di barcamenarsi facendo l’Uber all’amatriciana e che nel suo girovagare per le strade di Roma parla con i fantasmi che gli hanno rovinato la vita.

Se vogliamo fare il parallelismo col film di Altman questi due personaggi ricordano e non poco i Jack Lemmon e Tom Waits.

Abbiamo Alfredo e Mila, lui attore di secondo piano che ha trovato nelle storie social e nei like la sua ragione di vita e lei moglie costretta a lavorare in un supermercato che sogna di rimettersi con l’amore del liceo e intanto invia le foto intime in chat.

Abbiamo Sara e Luca, una coppia silenziosamente scoppiata. Lei priva di emozioni guida la macchina a 150 all’ora e fa la dottoressa in ospedale con lo stesso spirito e cinismo mentre lui è un anaffettivo che spera di ritrovare l’amore in una compagna di liceo e intanto invia le foto del suo membro in chat.

Abbiamo Giulia e Valerio una coppia che sembra uscita da Favolacce, che sta per aver un figlio e lui finalmente trova lavoro come Bodyguard di una rampolla di una famiglia di balordi della Roma bene.

Queste storie nascono, si perdono, si incontrano e si scontrano per tutte le due ore e dieci di film.

La Società raccontata da Paolo Virzì è composta da maschi in preda al delirio del Narcisismo Patologico, si piacciono e si compiacciono davanti ai media e attraverso i Social (da vedere la trasformazione del consulente tecnico Professor Del Vecchio una volta arrivato nella fatiscente Roma) e da donne asettiche quasi prosciugate alla ricerca di una felicità che trovano e rifiutano al tempo stesso e che credono di trovare dentro loro stesse.

Paolo Virzì realizza un film di grande sceneggiatura, scritto benissimo e soprattutto supportato da un cast dove nessuno è fuori posto e riesce dare ai propri personaggi quella maschera giusta.

Da buon erede del cinema italiano cinico e tagliente alla Scola per intenderci ci regala alcuni momenti di alta scuola come lo sfogo di Raffaella nello Yacht del marito traditore (Bravissima Emanuela Fanelli a non far cadere nel trash un momento di alta drammaticità) o nei commoventi incontri chiarificatori tra Silvio Orlando e la figlia e Valerio Mastandrea con l’ex moglie momenti molto emozionanti che mettono in risalto le doti di Sara Serraiocco e Claudia Pandolfi.

Se difetto dobbiamo trovare a Siccità è che di carne al fuoco e personaggi ne ha messi pure troppi e paradossalmente dopo 3/4 di film grande intensità il film si perde un po’ in un frettoloso finale sotto una pioggia quasi manzoniana.

Naturalmente è un peccato veniale che ridimensiona Siccità da capolavoro a un gran bel film.

Voto 7,5

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