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Ariaferma

Regia di Leonardo Di Costanzo vedi scheda film

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La recensione su Ariaferma

di diomede917
7 stelle

CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: ARIAFERMA

 

A 9 anni dalla sua opera di esordio, sempre presentata a Venezia, il regista Leonardo Di Costanzo ritorna a trattare i temi che caratterizzarono L’Intervallo. Uno spazio indefinito ai margini della società, un intervallo di tempo indefinito ai margini della società, un rapporto carcerato-carceriere con evoluzioni impreviste che ti fanno fare i conti con la propria coscienza.

Ariaferma è ambientato in un carcere in fase di dismissione che prende il nome di Mortana, in una fantomatica vallata dispersa nel nulla che ricorda gli ambienti aridi e ostici dell’entroterra sardo o calabrese. Problemi burocratici interrompono il trasferimento definitivo di tutti i presenti nella struttura e così 12 carcerati e una ristretta rappresentanza degli agenti della Polizia Penitenziaria sono costretti a rimanere in attesa dell’ordine definitivo. Nel frattempo, vengono sospesi i pochi diritti acquisiti quale visita parenti e la mensa sostituita da pessimi cibi precotti e tutti sono costretti a vivere in uno spazio circolare ben delimitato. Per quanto tempo non si sa. “Solo qualche giorno, già domani mattina può arrivare il via libera” continua a ripetere l’Ispettore Gaetano Gargiulo il più alto in grado in comando.

E invece giorno dopo giorno quel carcere si trasforma piano piano nella Fortezza descritta da Dino Buzzati nel Deserto dei Tartari e gli uomini presenti nella struttura (siano essi guardie o detenuti) attendono impazienti gli eventi in un non luogo che è diventato una sorta di Limbo dove le regole non esistono più.

E così gioco forza le due facce dello stesso sistema non solo sono costrette a convivere ma devono rimodellare i loro rapporti riscrivendo le nuove regole di convivenza in base alle nuove necessità in assenza di chi può dare l’ordine superiore. Che tu sia dentro o fuori da quelle sbarre entrambi dobbiamo sottostare a delle regole. “E’ Dura Stare in carcere, eh” dice Don Carmine Lagioia il capo branco dei carcerati guardando fisso il capo ispettore che inizia a vivere in maniera claustrofobica la situazione.

Due Leader naturali che hanno il volto di Silvio Orlando e Toni Servillo. Il primo freddo ed enigmatico, il secondo silente e osservatore.

Tra i due inizia un rapporto misto tra diffidenza e rispetto che porta inevitabilmente ad un cambio di vedute e ruoli.

Leonardo Di Costanzo gioca tutto sul tempo sospeso, si attende sempre l’evento che potrebbe scatenare l’istinto animalesco e invece prevale sempre l’umanità dei personaggi.

Primi piani, tanti primi piani. La sofferenza ci viene sbattuta in faccia. La paura del giovane Fantaccini consapevole del destino a cui andrà incontro per l’errore commesso, la durezza dell’Ispettore Coletti che è una guardia nell’animo e non vuole a scendere a nessun compromesso umano.

Il Regista crea appositamente un clima surreale dove arriva addirittura a far mangiare insieme tutti insieme: Agenti, assassini e pedofili come fosse una sorta di ultima cena, al buio con luci di emergenza. Il clima ideale per mostrare il proprio lato più umano quello che si deve tenere nascosto alla luce del sole in quell’ambiente dove tutti sanno qual è il loro ruolo. Che tu sia aldilà o aldiquà di una sbarra.

Ariaferma non è un film che ci racconta la realtà del dramma carcerario, Ariaferma è volutamente l’utopia del dramma carcerario. Mortana può esistere solo in un posto che non esiste, con regole che non esistono, durante un intervallo di tempo che non esiste.

Voto 7

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