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Trama

1940. Yusaku è un mercante giapponese che lascia sua moglie a Kobe quando parte per un viaggio d'affari in Manciuria. Lì assiste a un atto di barbarie e decide di denunciarlo, subendo così gravi conseguenze per sé e sua moglie, tra equivoci, gelosie e problemi legali.

Curiosità

Tre domande al regista Kiyoshi Kurosawa

1. Qual è lo scopo del film?

Ambientato in una città della campagna giapponese, durante il periodo angosciante e terribile della guerra, il film narra la lotta di una coppia per superare la sfiducia e restare fedele al proprio amore l’uno per l’altra. Si tratta del mio primo film ambientato nel passato. Muovendomi in un contesto storico e sociale già determinato, ho avuto modo di fare delle riflessioni molto interessanti mentre immaginavo quanto le persone dovessero sentirsi tormentate quando pensavano a cosa le aspettava in futuro.

2. Perché ambientarlo durante la Seconda guerra mondiale?

Il film non parla della guerra, fa da sfondo alla vicenda. Si evince che il Giappone ha commesso numerosi atti di spietata violenza sul suolo straniero. I due protagonisti di questa storia hanno combattuto con le loro emozioni mentre soffrivano e piangevano, arrivando a prendere una decisione che cambia per sempre le loro esistenze. Qual è l’obiettivo della guerra? Non è una domanda facile a cui rispondere. Nella storia delle guerre, alcune sono state combattute in nome della giustizia mentre altre non furono altro che invasioni. L’umanità ha combattuto per difendersi e, in molti casi, contro l’orgoglio. È difficile credere che tali violenze siano state commesse da politici e soldati, come se fossero posseduti allo stesso modo dal diavolo. Da un punto di vista oggettivo, sembra che il Giappone abbia preso un binario da cui ha poi deragliato a causa dell’orgoglio e dell’avidità. Tale follia si diffuse così rapidamente tra la gente che si ritenne giustificabile ogni strage. Chiunque negli anni Quaranta doveva fare i conti con questa follia.

Ho voluto raccontare la storia di coloro che hanno cercato di mantenere la loro sanità mentale in un contesto di rabbia. Satoko e Yusaku, i protagonisti, conducevano una vita normale fino a quando la follia collettiva ha provato a risucchiarli nel suo buco nero. Dovrebbero sfuggirle o dovrebbero sopportarla come se non succedesse nulla di straordinario? Non sono sicuro che il pubblico di oggi capisca le loro motivazioni e i loro conflitti interiori. Per il moderno Giappone, che oggi si basa sui concetti di libertà e pace, non sarà facile rivedere la follia passata. Eppure, la minaccia è sempre dietro l’angolo. Il mio lavoro invita a non abbassare la guardia: potrebbe essere più vicina di quanto si pensi.

3. E che ci dice della suspense a cui fa ricorso?

Spesso nei miei film al centro della storia vi sono due sposi. Spy of a Wife non fa eccezione. Il matrimonio è una relazione unica in cui un uomo e una donna di origini diverse si uniscono sotto lo stesso tetto, impegnandosi a condividere vita e destino. Ognuno di loro però custodisce un lato che l’altro non conosce e che spesso rimane ignoto per via della fiducia reciproca. Tuttavia, una leggera svolta degli eventi potrebbe far aumentare il lato nascosto. Prima che venga alla luce, sospetto e dubbio si insinuano in casa. Mentre la telecamera cattura la vita quotidiana e comune della coppia, il pubblico trattiene il fiato in attesa di quello che potrebbe accadere dopo. Questa forma di potente espressione cinematografica è ciò che chiamiamo suspense. Satolo e Yusaku a livello di suspense superano di gran lunga tutti i protagonisti dei miei precedenti film messi insieme.

Commenti (1) vedi tutti

  • Seppur delicato nella fotografia, nello sviluppo concentrico integrato in una forte suspence e in continui colpi di scena, oltre ai modi naif dei giapponesi, Wife of a spy diventa, con il passare dei minuti, un film che si insinua lentamente nella mente dello spettatore per occuparla nelle ore, giorni e settimane successive.

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