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Raya e l'ultimo drago

Regia di Don Hall, Carlos López Estrada, Paul Briggs, John Ripa vedi scheda film

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La recensione su Raya e l'ultimo drago

di YellowBastard
6 stelle

Raya e l’ultimo Drago è il nuovo classico Disney (il 59° per essere esatti) previsto per l’uscita al cinema per la fine di marzo, quando e se sarà possibile riaprire nuovamente le sale, ma per chi non può aspettare (o è poco ottimista a riguardo) a partire dal 5 marzo è in streaming su Disney Plus con accesso Vip, ovvero a pagamento come è già successo per Mulan.  

 

In uscita il nuovo film di animazione Disney "Raya e l'ultimo drago", da  marzo nei cinema e dal 5 marzo su Disney+

 

Diretto da Don Hall (Big Hero 6) e Carlos Lopez Estrada (Blindspotting) e prodotto da Osnat Shurer (Oceania) e Peter Del Vecho (Frozen e Frozen 2), la nuova pellicola Disney continua nel suo percorso di inclusività e di emancipazione nel riguardo di un immaginario, in passato, troppo legato all’occidente introducendo la nuova geografia immaginaria di Kumandra, un mondo creato dai draghi che si fonda sulla cultura e nel folclore dei popoli dell’Asia sudorientale, tra ispirazioni reali e leggende antichissime in una fiaba postmoderna con tanto di combattimenti di spade, creature fantastiche e arti marziali.

 

Gli elementi ricombinati non sono evidentemente inediti ma l’idea di base era riuscire comunque a creare un gruppo di eroi, villains e personaggi nel quale anche i bambini del sud-est asiatico potessero rispecchiarsi, comprendendo anche animali fantasmagorici ma soprattutto concetti universali come fierezza, coraggio, diffidenza e fiducia per una storia in grado di parlare, con parole e scenari comunque semplificati, a ogni tipo di pubblico e coinvolgendo al contempo sia piccoli che adulti.

 

Attraverso il proverbiale “viaggio dell’eroe” gli autori hanno saputo costruire un’epica estremamente classica, lavorando sul filo di un’immaginario archetipo e di un’eccessiva retorica di fondo sempre presente, cercando di adattarla secondo una chiave interpretativa contemporanea che, a tal proposito, si può tranquillamente racchiudere in una semplice parola: fiducia.

In un mondo diviso dalla diffidenza e dalla paura, e in cui ognuno si preoccupa soltanto di se stesso, l’unica soluzione contro il disgregarsi della società è di fare il primo passo e iniziare a fidarsi dell’altro, ripetuto, anche con una certa pedanteria, in ogni dialogo e/o in ogni situazione ma in modo talmente semplicistico, lineare e risolutivo da renderlo fin troppo retorico e, quindi, sostanzialmente innocuo. 

 

Ma a sorprendere sono i rimandi, forse (probabilmente?) anche involontari, alla situazione attuale nel mondo raccontando di una realtà traumatizzato da un evento (e che assomiglia molto, per quanto soprannaturale, a una specie di pandemia) che ne ha disgregato il Regno in realtà sempre più autonome, isolate nel cercare di sopravvivere alla minaccia incombente e sempre più indipendenti l’una dalle altre, e più che l’evento in sé (come detto soprannaturale ma anche simbolico) è proprio la reazione dei vari Regni alla minaccia ad avere forti riscontri con la realtà di oggi, ognuno propenso a reagire in modo autonomo (e a difendere così anche i propri interessi) e a preferire azioni isolate piuttosto che unire gli sforzi in una risposta comune, preambolo questo alla sconfitta di tutti.

Una varietà di situazioni e differenze che si riscontra anche nelle ambientazioni dei diversi cinque regni, ciascuno a rappresentare parte di un unico corpo diviso  e da ricomporre pena l’annientamento, ed ognuno dei quali costruito con un suo stile caratteristico e ben definito, tutti ispirati a paesi e luoghi del sud-est asiatico, in un incredibile lavoro di world building ma, nonostante tutto, carente in originalità e mai veramente approfondito e risultando quindi privi di una vera e propria identità.  

 

RAYA e l'ultimo Drago – in arrivo nei cinema la nuova avventura fantasy di  Walt Disney Animation Studios, Video anteprima

 

Anche tutti i vari personaggi, spesso divertenti e genuinamente adorabili, ognuno a suo modo peculiare o iconico, pur strappando qualche risata e/o sorriso (ma sempre in funzione del messaggio centrale), non riescono a rimanere troppo impressi nella mente.

Nonostante Raya rimanga comunque la protagonista, infatti, viene lasciato molto spazio anche agli altri, che è comunque un bene, ma senza che la storia permetta a nessuno (o quasi) di mettersi davvero in evidenza.

 

La regia è molto vivace, grazie anche a un montaggio piuttosto serrato, per un racconto che privilegia decisamente la parte action e la commedy a quella più drammatica e introspettiva, coadiuvata da un’ottima colonna sonora e dalla solita eccellenza tecnica di animazione della Disney per un prodotto molto più cinetico e d’avventura rispetto a un prodotto Pixar e, quindi, più edulcorata e a misura di un pubblico più giovane rispetto all’altra metà della Disney Company.

 

VOTO: 6

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