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Una vita in fuga

Regia di Sean Penn vedi scheda film

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La recensione su Una vita in fuga

di Alvy
stelle

Difettoso ma sincero

locandina

Una vita in fuga (2021): locandina

 

 

Che Sean Penn sia un gigante della recitazione, è noto.

Che sia molto meno bravo dietro la macchina da presa, altrettanto

 

Nessuna di queste due considerazioni può essere smentita da Una vita in fuga, ultimo parto creativo dell’attore-regista-produttore-scrittore a sei anni di distanza dal terribile Il tuo ultimo sguardo, melenso dramma ricolmo di retorica insopportabile e di stereotipi al limite dell’imbarazzante

 

Mi sono avvicinato a Una vita in fuga con sentimenti contrastanti: da un lato la speranza di ritrovare qualcosa dei bellissimi La promessa e Into the wild, dall’altro la disillusione alimentata dalla sfilza di recensioni negative da parte della critica sin dalla presentazione in concorso alla 74° edizione del Festival di Cannes

 

Fare peggio di Il tuo ultimo sguardo era oggettivamente difficile e Penn riesce a scongiurare questo pericolo. Il risultato finale, tuttavia, lascia per molti aspetti a desiderare

 

Allora come mai ho affibbiato una sufficienza a questa ultima sua fatica?

 

Andiamo per ordine

 

Sean Penn

Una vita in fuga (2021): Sean Penn

Dylan Penn

Una vita in fuga (2021): Dylan Penn

 

Ho avuto modo di vedere il film due volte, la prima doppiato e la seconda in O.V. Chiariamoci, non è affatto un film che meriti una particolare attenzione cinefila da meritare una seconda visione. Tuttavia, non avendo particolarmente gradito il doppiaggio italiano e potendo fruire di un biglietto gratuito presso il mio multisala di fiducia, ho deciso di dare (e darmi) una seconda chance

 

Perché? C’è effettivamente qualcosa di salvabile?

 

In effetti, quel qualcosa credo ci sia. Non so se sia dovuto ad una mia particolare predilezione per il tema trattato o ad un oggettivo merito della pellicola

 

Qual è il tema? Il disfacimento della figura paterna

 

Dylan Penn, Sean Penn

Una vita in fuga (2021): Dylan Penn, Sean Penn

Sean Penn

Una vita in fuga (2021): Sean Penn

 

Sean Penn, su sceneggiatura dei fratelli Jez Butterworth e John-Henry Butterworth che hanno adattato l’autobiografico Flim-Flam Man: The True Story of My Father's Counterfeit Life di Jennifer Vogel (incarnata nelle varie età da Addison Tymec, Jadyn Rylee e, soprattutto, dalla figlia Dylan Penn, tutte convincenti), dirige una parabola di mancata redenzione di un padre che, pur essendo un criminale, riesce ad esercitare sulla figlia un’enorme forza emozionalmente affettiva.

 

Il film è, di fatto, tutto qui: la descrizione dei rapporti familiari di una famiglia media statunitense dagli equilibri estremamente fragili – che sfoceranno in un divorzio - in cui il padre, adorato dalla figlia Jennifer, ha qualcosa di molto grave da nascondere

 

Dylan Penn, Katheryn Winnick

Una vita in fuga (2021): Dylan Penn, Katheryn Winnick

Sean Penn

Una vita in fuga (2021): Sean Penn

 

I difetti della pellicola sono tanti: l’ammiccamento eccessivo ad un naturalismo spiccio alla Terrence Malick, un’introspezione psicologica decisamente abbozzata, la faciloneria di certe svolte narrative raccordate in maniera ritmicamente straniante, l’accumulo parossistico di scene madri (per darsi un tono autorialeggiante?), un uso eccessivo della colonna sonora, l’incapacità di impostare un profondo discorso politico sulla nazione (come il titolo originale, Flag Day, cioè Giorno della Bandiera, che cade il 14 giugno negli Usa, avrebbe voluto suggerire) e la volontà di rifarsi (finendo con l’imitare male) ad un certo cinema statunitense di fine anni Ottanta (si pensi, a titolo di esempio, a Talk Radio di Oliver Stone).

 

Eppure, qualcosa c’è

 

Sean Penn

Una vita in fuga (2021): Sean Penn

Hooper Jack Penn

Una vita in fuga (2021): Hooper Jack Penn

 

Se è vero che il film abbia un tono piattamente malinconico dall’inizio alla fine, senza alcun sovvertimento dell’ordine neanche all’interno del perimetro stesso della malinconia, è altrettanto vero, però, che la descrizione di un rapporto padre-figlia così illogicamente forte non possa lasciare insensibili

 

Si può trarre un insegnamento non necessariamente moralistico da un padre criminale? Si può amare un padre mitizzato ma nei fatti estremamente deludente? Si può avere come riferimento una figura moralmente e legalmente deficitaria senza, per questo motivo, diventare a propria volta moralmente e legalmente problematici? Un padre profondamente limitato ed imperdonabile può, ciononostante, rappresentare un modello di affetto ed un’ispirazione di vita? I grandi film pongono domande non banali e suggeriscono opzioni di risposta senza mai indicare nettamente una risoluzione. Una vita in fuga sbaglia, quindi, a rispondere affermativamente a tutte queste domande, soprattutto col didascalico e superfluo commento finale del voice-over di Jennifer in auto (di banale derivazione eastwoodiana, vedasi Gran Torino: chissà cosa avrebbe fatto il buon Clint con un materiale così vicino alle proprie corde)

 

Sean Penn

Una vita in fuga (2021): Sean Penn

 

Malgrado tutto, non posso negare di essere stato colpito ed anche un po’ commosso dalla seconda visione in O.V. È come se il film incarnasse, coi suoi profondi limiti, il senso stesso dell’operazione: si può amare una pellicola sbagliata se riesce a far emergere un’emozione complessa o una riflessione non così banale come potrebbe, in apparenza, sembrare? Forse sì. La costruzione della malinconia è solida e tangibile e, per quanto afferente a certo ‘cinema delle lacrime’, ha, dalla sua parte, dignità e sincerità che non scadono (quasi) mai in stucchevolezza. Una sincerità dovuta anche all'utilizzo genitoriale, da parte di Penn, di se stesso e dei figli Dylan e Hopper Jack nei medesimi rapporti della realtà (padre-figli). Non mi pare un'ipotesi peregrina che abbia voluto utilizzare questo dolente soggetto per inchiodare le proprie mancanze

 

E l’esilissimo sottotesto sociopolitico – l’ironico Non puoi fidarti di uno nato il giorno della bandiera – sembra voler rappresentare una dichiarazione di ostilità alla mentalità occidentale dell’apparenza a tutti i costi, in cui mentire, pur di ostentare una vita rispettabile, è da preferirsi all’assunzione delle proprie responsabilità

 

Troppo poco per salvare il film? Certamente sì ma tra il 5 della mente ed il 6 del cuore, per una volta preferisco premiare il cuore.

 

Dylan Penn

Una vita in fuga (2021): Dylan Penn

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