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Richard Jewell

Regia di Clint Eastwood vedi scheda film

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La recensione su Richard Jewell

di mm40
5 stelle

Poliziotto mancato, Richard Jewell viene assunto nella security degli eventi correlati alle Olimpiadi di Atlanta del 1996. Con i suoi modi di fare agitati ed eccessivi, a un concerto rinviene una bomba dentro a uno zaino; riesce a far sgomberare parzialmente l’area, ma l’ordigno esplode ugualmente ferendo 110 persone e uccidendone 2. L’FBI sospetta fin da subito proprio di Jewell.

Quello di Richard Jewell (la persona realmente esistita da cui ha preso spunto questo film) è un evidente apologo sulla dannosità dei media, se gestiti in modo scorretto, prediligendo la ‘sensazione’ alla notizia, e del Potere con la maiuscola quando sobillato da fonti dubbie e messo in azione in maniera cieca. Clint Eastwood, giustiziere sullo schermo e nella vita (per motivi artistici e ideologici, diciamo), non poteva non trovare ispirazione dalla vicenda che ha stravolto l’esistenza del mancato poliziotto introverso, mammone, goffo e pasticcione che, in realtà, nonostante l’aspetto poco rassicurante salvò le vite di centinaia di persone proprio con la sua apprensione da molti ritenuta eccessiva e il suo modo di fare risoluto anche se non evidentemente necessario. E fu il primo a pagare per un’indagine gestita disastrosamente, tra fughe di notizie infondate e applicazioni brutali del protocollo su un sospettato innocuo e collaborativo. La sceneggiatura di Billy Ray, tratta da un libro scritto da Kent Alexander e Kevin Salwen, eccede nel romanzesco dettagliando dove superfluo e mancando di specificare dove più sarebbe servito (es.: l’ingresso in scena e la relativa uscita dell’amico di Jewell sono gestiti approssimativamente; la giornalista corrotta cambia carattere – da spregevole a misericordiosa e solidale – in maniera drastica), ma va riconosciuto che riesce comunque a generare quel senso di oppressione e di tensione emotiva che una storia simile richiede; tra gli interpreti: Paul Walter Hauser, Sam Rockwell, Kathy Bates, Jon Hamm e Olivia Wilde. Due ore e dieci, non poche in effetti, di visione gradevole: ormai prossimo ai novant’anni, Eastwood non smette di confezionare lavori di buon impatto e dagli evidenti contenuti. 5/10.

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