Regia di George A. Romero vedi scheda film
La telecamera si muove sghemba, barcollante, scomposta e sgraziata, così come scomposti e sgraziati sono i passi e i gesti dei morti, protagonisti del capostipite cinematografico che ha dato vita a un genere, che la terra restituisce ai vivi. La regia di George Romero ha tutti i tratti distintivi del prodotto amatoriale, musiche e dialoghi essenziali compresi. La confezione è artigianale e per nulla patinata, eppure il film risulta un piccolo gioiello del cinema horror. La scelta del bianco e nero, enfatizzata da un utilizzo pragmatico e simbolico delle luci, volte ad accentuare i contrasti tra il chiaro e lo scuro, quindi tra il bene e il male secondo cliqué collaudati, accentua il realismo di un montaggio essenziale, ridotto all'osso. Il significato politico di questa pellicola si concretizza nella scelta di designare il ruolo "dell'eroe" a un attore afroamericano. L'uomo nero, però, come ci rammenta il finale, non può essere investito del ruolo di eroe e non può rappresentare il bene, la salvezza. La notte dei morti viventi è considerato un film cult per il genere horror sia per quanto riguarda la trattazione del tema degli zombi, sia per quanto riguarda l'aspetto tecnico, ma non si deve sottovalutare la portata del messaggio politico e sociale che Romero lancia, raffigurando (e lo si capisce in maniera più completa e ragionata osservando la tetralogia romeriana) il declino morale, ideologico e umano della società.
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