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Shadow of Water

Regia di Sanal Kumar Sasidharan vedi scheda film

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La recensione su Shadow of Water

di maghella
9 stelle

  

Juni lascia, di nascosto dalla madre, il suo villaggio per poter passare una giornata assieme al suo fidanzato. Ad andarla a prendere all'appuntamento però si presenta accompagnato dal suo capo sulla sua jeep. In questa maniera possono evitare di prendere il pullman. Juni è in un primo momento diffidente: l'incontro doveva rimanere segreto, nessuno doveva sapere della loro piccola fuga, che sarebbe comunque dovuta durare solo poche ore, il rientro doveva avvenire prima del ritorno a  casa della madre di Juni. Il viaggio è molto lungo, più di quello che la ragazza pensasse. Il ragazzo però fa di tutto per convincerla a non prendere un pullman per tornare indietro. Quando finalmente giungono in città, Juni si lascia rapire dalle mille attrazioni a lei sconosciute, e quando il fidanzato le compra un vestito nuovo, finalmente si lascia andare e  inizia a godersi la giornata insieme al suo ragazzo. Ma il tempo scorre troppo in fretta, si fa sera e il capo ha tardato ad andarli a prendere. Il fidanzato di Juni riceve una telefonata da un amico del villaggio che l'avvisa che la madre della ragazza si è accorta della sua assenza e che sta facendo il finimondo . Impaurito di doversi assumere delle responsabilità per qualcosa che ancora non hanno commesso (la ragazza è sempre vergine), decide di chiedere aiuto al suo capo.

Da questo momento in poi ogni cosa cambia. Juni perde ogni diritto di decidere della propria vita, diventa un oggetto da utilizzare, da consumare. Il fidanzato, troppo impaurito e vigliacco, non riesce a proteggere la sua ragazza, lasciandola sola con il capo, avverrà l'irreparabile. In India (solo in India?), quando una donna perde la verginità, diventa di proprietà di chi l'ha posseduta. Juni è completamente in balia del capo, che via via assume sempre più le sembianze di un orco, con le movenze (ma anche la forza) di un grosso scimmione, non fa fatica a sottomettere i 2 ragazzi alla propria volontà. Sulla strada del ritorno, conduce la jeep in mezzo alla jungla e trascina la ragazza lungo il fiume. Ormai non si tratta più di una questione di onore, di cultura arcaica, c'è una vera regressione allo stato animalesco. Il capo è una sorta di capo branco, dove deve far capire che è lui l'unico a comandare sul suo territorio e sulla sua femmina. Di contro Juni, nonostante il terrore che la pervade per tutto il corpo tremante, nonostante continui a piangere confondendo i suoi urli con il frastuono del fiume, lo segue come un'automa, consapevole di appartenere alla "bestia" più forte. Il fidanzato, è l'animale più debole, quello che si ciba delle briciole che scivolano dalla bocca del suo capo. Solo la disperazione nel vedere l'ennesima violenza su Juni, lo fa armare di un coltello. Solo con un coltello, infatti, può eliminare l'orco, purtroppo quello che non ha compreso è che Juni non accetterà di cambiare padrone.

Un film molto potente che si divide in 2 parti ben distinte. La prima è quella necessaria per mostrare la condizione sociale in cui Juni e il fidanzato vivono: culturalmente retrograda, con una concezione del femminile degna del più cupo feudalesimo, in cui la perdita della verginità equivale al possesso della donna. Non importa quanto può piangere Juni, quante volte chieda della madre e di tornare a casa, non importa se urli e si disperi: il fatto di essere uscita di casa senza permesso l'ha messa nella condizione di essere una preda da cacciare. Il fidanzato è troppo debole e completamente succube del proprio capo, che lo tratta peggio di un cane da bastonare. Nella seconda parte i 3 personaggi entrano nella Jungla e quello che fino a quel momento era stato il frutto di una condizione sociale retrograda, diventa legge della natura. Ognuno si assume il ruolo che gli compete: capo, femmina e ultimo. Quando uno di loro si sottrae alla propria natura accade il peggio è tutto si sconvolge. Sarà la natura stessa a rimettere le cose al loro posto. La vera protagonista di questo film è proprio la natura selvaggia che domina fin dalla prima immagine. Inizialmente cullando June nella sua innocente fuga, pare ingannarla con una calma apparente, con una nebbia mattutina che nasconde i confini che presto la ragazza varcherà. Quando i 2 ragazzi si trovano insieme sulla spiaggia, il mare agitato gli preannuncia la tragedia a cui stanno andando incontro, portando ai loro piedi una bottiglia vuota (chiaramente un simbolo di aiuto e pericolo) che ritorna in mare invece di essere raccolta e portata in salvo.

Infine il fiume in cui i 3 protagonisti regrediscono fino a diventare quasi dei primati. Un fiume agitato per la cascata che lo alimenta, una cascata  che la macchina da presa ci butta letteralmente addosso. Il fiume che nasconderà le ombre dei morti nelle acque.

 

Nimisha Sajayan

Shadow of Water (2019): Nimisha Sajayan

 

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