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Dark City

Regia di Alex Proyas vedi scheda film

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La recensione su Dark City

di champagne1
8 stelle

Murdoch si risveglia a mezzanotte in una vasca da bagno, ma non ricorda nulla. Tantomeno perché poco più avanti, distesa sul pavimento, c'è una ragazza barbaramente assassinata ...

 

 

L'australiano Alex Proyas, dopo il boom di un film-cult come Il Corvo, riprova a distanza di quattro anni a fare il botto. Ci prova attraverso un'opera di cui cura anche soggetto e sceneggiatura e che, in un'ambientazione retro e con le caratteristiche del noir, riesce a coniugare l'inquietudine di una realtà che non è vera con il tema del controllo mentale, all'interno di una sofferta ricerca dell'identità espletata con con le convulse modalità del thriller.

Anticipa cioè molti elementi di Matrix, che sarebbe uscito però solo l'anno dopo, ma usando atmosfere tipiche di David Lynch e magari un pizzico di Terry Gillian.

 

 

Le vicende di questa città cupa in cui il sole non sorge mai, i treni della metro non vanno dove devon andare, i quartieri di notte si spostano e le persone subiscono inquietanti iniezioni di memoria rappresentano un incubo collettivo sorvegliato da esseri di una razza (antica? aliena?) e che solo un predestinato potrà interrompere, spezzando il sortilegio, rappresentano in fondo il dubbio esistenziale che tutti noi nutriamo: chi siamo? da dove veniamo? cosa facciamo al mondo?

Dubbi espressi con una visionarietà che affascina più sul piano psicologico che della spettacolarità e che forse non raccolse i consensi che avrebbe meritato.

L'anno dopo arrivano invece le Wachowski e fanno davvero il botto con Neo, Trinity e Morpheus, che sarebbero subito entrati a furor di popolo nell'immaginario comune.

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