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L'età difficile

Regia di François Truffaut vedi scheda film

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FABIO1971

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La recensione su L'età difficile

di FABIO1971
8 stelle

Il secondo cortometraggio di François Truffaut, realizzato nel 1957 e presentato fuori concorso e con notevole successo al Festival di Tours dello stesso anno: prima del capolavoro I quattrocento colpi, il regista francese, ispirato da tre racconti di Maurice Pons contenuti nella raccolta Virginales (Les MistonsA Byciclette e Miss Fraulein), si accosta con grazia ed ispirazione all'universo dell'infanzia, depurandolo da convenzionalità e facili moralismi per coglierne la primordiale vitalità e la tenerezza dei gesti. La vicenda, che Truffaut rielabora potendo contare anche sulle proprie, tormentate esperienze giovanili (furono, ad esempio, André e Jeanine Bazin a "salvarlo" dal riformatorio), ha semplici movenze: cinque adolescenti alle prese, durante un'infuocata estate, con i primi turbamenti sessuali, scatenati dalla venerazione per una sensuale ragazza (una splendida Bernadette Lafont), più grande e, quindi, già fidanzata. Non potendola "avere" per loro, decidono di seguirla, perseguitando lei e il suo fidanzato con scherzi e dispetti. "Giocavano a tennis ogni giovedì su un campo all'ombra, noi ci eravamo nascosti dietro un recinto. Che cosa ci conduceva lì in quelle radiose mattinate mentre le palline saettavano sulla sabbia? L'amore per il gioco? O il suo gonnellino corto e le gambe nude? Se una pallina oltrepassava il recinto, lei si sarebbe dovuta avvicinare verso di noi, sudata e un po' affannata, nel suo completino bianco. Per la grazia di questi brevi momenti noi saremmo stati suoi schiavi per sempre". Narrato dalla voce fuori campo di uno dei cinque ragazzini, ormai adulto, che rievoca quell'estate mitica di passioni e turbamenti, spesso contornato da gustosi siparietti buffoneschi (i cinque protagonisti che giocano nell'anfiteatro, l'omaggio a L'arroseur arrosé dei Lumiére, la rabbia per un film con Brigitte Bardot colpevole di essere vietato ai minori), magicamente incastonato nel suggestivo bianco e nero della fotografia di Jean Malige e contrappuntato dall'ottima colonna sonora firmata da Maurice Leroux, L'età difficile esibisce la prorompente energia dell'eccitazione cinefila del suo autore trasfigurandola nell'esuberanza e nella freschezza stilistica della narrazione, con una macchina da presa vitalissima nel cogliere la vivacità e la sensualità dei suoi personaggi, tratteggiandone morbidamente la genuinità di gesti ed espressioni e con una delicatezza di toni ed atmosfere che non sconfina mai nella volgarità o nel luogo comune, anche quando, nel finale, la vicenda ha un inconsueto scarto drammatico. E con una memorabile sequenza di pruriginoso e tenero erotismo, in cui i cinque ragazzi, uno alla volta ed in fila indiana, annusano con lussuriosa passione il sellino della bicicletta di Bernadette Lafont. A posteriori Truffaut non si dimostrò eccessivamente clemente con questo suo piccolo gioiellino: "Ci sono anche delle cose molto belle, come Bernadette Lafont, il senso del sole, ma credo che ci voglia molta indulgenza per amarlo". Si sbagliava...

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