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L'aldilà! E tu vivrai nel terrore

Regia di Lucio Fulci vedi scheda film

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La recensione su L'aldilà! E tu vivrai nel terrore

di GIANNISV66
10 stelle

Capolavoro dell'horror made in Italy, L'aldilà ...e tu vivrai nel terrore rappresenta uno di quei film imprescindibili per gli appassionati non solo del genere ma del cinema in generale.
Lucio Fulcio, che qui probabilmente raggiunge il culmine della sua carriera (anche se per molti il suo capolavoro resta Non si sevizia un paperino, ottimo thriller del 1972, dove il tema della superstizione e del fanatismo religioso vengono affrontati con molto coraggio) definì questa sua pellicola artaudiana, con riferimento allo scrittore e commediografo francese Antonin Artaud che teorizzò un “teatro della crudeltà” , teatro inteso come esperienza in grado di coinvolgere e sconvolgere lo spettatore, colpirlo e contagiarlo fino a ottenerne la partecipazione totale.
A titolo esemplificativo riporto questa frase di Artaud: “Lo spettatore che viene da noi sa di venire a sottoporsi a una operazione vera, dove sono in gioco non solo il suo spirito ma i suoi sensi e la sua carne”
In effetti L'aldilà  è  un film visionario, non sempre gli eventi narrati seguono un filo logico come in una sceneggiatura tradizionale, sembra che ciò che principalmente prema al regista sia travolgere lo spettatore con immagini evocative.
A partire dalla bellissima scena iniziale in cui un pittore in odore di stregoneria mentre è intento a dipingere un paesaggio molto particolare (su cui non dico altro perché rappresenta una delle chiavi su cui poggia la vicenda) in una camera d'albergo (non a caso chiamato Sette Porte), viene aggredito da un gruppo di uomini, massacrato e inchiodato nei sotterranei dello stesso albergo, ed infine murato.
Il bianco e nero virato al seppia con cui vengono girate queste immagini ne acquisce la crudezza e il senso di maleficio, così come le invocazioni del pittore in merito al fatto che quell'edificio rappresenta una della sette porte dell'inferno.
Parallelemente alle immagini dell'aggressione assistiamo, anzi ascoltiamo la voce di Emily (la bravissima Cinzia Monreale) leggere le pagine di un libro maledetto: “In questo libro sono raccolte le profezie di Eibon, che si tramandano da più di quattromila anni. Sette terribili porte sono nascoste nella terra e nel mare in sette luoghi maledetti. Guai a chi si avvicinerà senza sapere! Guai a chi aprirà una delle sette porte dell'Inferno, perché attraverso quella porta il male invaderà il mondo!”
Si tratta del Libro di Eibon e qui mi permetto di aprire una piccola parentesi letteraria. Il Libro di Eibon è infatti una creazione della fantasia di Clark Ashton Smith, uno dei più importanti autori di letteratura fantastica, individuato dallo scrittore e critico L. Sprague De Camp come il terzo elemento di una triade formata da H.P.Lovecraft e R.E. Howard. Ashton Smith fu corrispondente e amico di penna del Solitario di Providence e ne fu influenzato nella creazione di questo pseudobiblia (che lo stesso Lovecraft citerà poi in alcuni suoi racconti).
La singolarità sta nel fatto che mentre le opere di Lovecraft ed Howard hanno avuto varie intersezioni con la settima arte (all'argomento ho dedicato due post su CineRepublic, cui rimando chi fosse interessato ad approfondire), questo di Fulci rimane l'unico caso in cui un'opera di C.A. Smith goda di una citazione cinematografica (anche se tale citazione rimane fine a se stessa, il Libro di Eibon così come concepito dal suo ideatore non rappresentava la porta per altre dimensioni ma una raccolta di incantesimi e malefici opera di uno stregone della leggendaria Hyperborea).
Chiusa questa digressione, torniamo alla pellicola. Dalle vicende narrate all'inizio è trascorso ormai oltre mezzo secolo, e l'hotel Sette Porte diventa proprietà della giovane Liza Merril (Catriona MacCall, attrice feticcio per Fulci almeno per quel che concerne la cosiddetta “trilogia della morte”, comprendente, oltre a questo film, Paura nella città dei morti viventi e Quella villa accanto al cimitero).
Liza non si scoraggia dall'aspetto fatiscente della struttura e decide di rimetterla a nuovo per trasformarla in una attività redditizia. Non sa che scatenerà il concatenarsi di una serie di eventi agghiaccianti che porteranno la storia fino ad un finale che, a modesto avviso di chi scrive, è uno dei più belli e suggestivi mai visti in un film horror.
Tra le scene di culto menzione particolare per il momento in cui Liza incontra una spettrale Emily (in tutti sensi visto che è un fantasma) al centro di un lunghissimo ponte che attraversa un lago: un momento davvero molto intenso in cui si riesce davvero a cogliere il significato che Fulci dava a questa sua opera quando la definiva artaudiana.
Da rilevare che, un po' sullo stile di Alfred Hitchcock, il regista si ritaglia un piccolo cameo nella parte di un bibliotecario.
Concludo affrontando una similitudine che spesso è stata usata per sminuire l'importanza di questa pellicola: si è spesso fatto riferimento infatti ad Inferno di Dario Argento (in entrambe le pellicole si parla di edifici costruiti sulle porte dell'Inferno).
Ora, al di là di tematiche comuni, L'Aldilà resta un film assolutamente peculiare per il modo in cui è stato costruito, e in tal senso parlarne come il doppione di un altro film (per quanto molto bello e importante come quello di Argento) è davvero una considerazione superficiale.
Del resto Fulci omaggia apertamente il suo “collega” in un'altra scena, quella dell'aggressione del cane alla ragazza cieca che rimanda direttamente a Suspiria.

Sulla trama

E ora affronterai il mare delle tenebre, e ciò che in esso vi è di esplorabile.

Sulla colonna sonora

Ottimo lavoro di Fabio Frizzi

Su Lucio Fulci

La sua miglior regia, raggiunge vette che non riuscirà più ad eguagliare

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