Espandi menu
cerca
First Cow

Regia di Kelly Reichardt vedi scheda film

Recensioni

L'autore

yume

yume

Iscritto dal 19 settembre 2010 Vai al suo profilo
  • Seguaci 115
  • Post 117
  • Recensioni 599
  • Playlist 47
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi
Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su First Cow

di yume
9 stelle

Un western da godere anche da parte di chi, colpevolmente ma anche no, non ama il genere

locandina

First Cow (2019): locandina

“The bird a nest, the spider a web, man friendship.”

William Blake, Proverbi infernali

 Metti una mucca immigrata in traghetto da San Francisco nell’Oregon e i nativi che guardano perplessi lo strano animale (Non è un posto per mucche, questo. Se lo fosse, Dio le avrebbe messe qui.).

Al sovrintendente che l'ha fatta arrivare piace il latte nel tè, “da vero gentiluomo inglese”, dicono al pub (da vera dama, aggiunge uno e il gossip è servito), metti due picari sfigati, un cinese e un americano, con ambizioni imprenditoriali di vario genere ma senza capitale iniziale; metti un golosissimo clafoutis ai mirtilli e delle frittelle che sfrigolano gonfiandosi nel grasso bollente, e con un po’ di miele spalmato sopra e una spruzzata di cannella sembra di stare a Londra, alla Primrose Bakery.

Metti tutto questo e poi chiediti: ma siamo in un western?

Ebbene sì, un western alla Kelly Reichardt, donna regista che con la saga del selvaggio west di onorata memoria deve avere qualche conto in sospeso.

John Magaro, Orion Lee

First Cow (2019): John Magaro, Orion Lee

Già con Meek's Cutoff, 2010, ne aveva messo in crisi i connotati.

Pionieri senza niente di eroico, gente comune, sprovveduta, come tutti quelli che allora partivano per l’avventura del West, portandosi dietro miseria, speranza e tanta temerarietà, si aggiravano in uno spazio inquadrato in verticale che sembrava risucchiarli, di notte. Spariti i liberi e grandi spazi a cui il western ci aveva abituato, l’aria chiusa di chi è in trappola e così percepisce lo spazio in First cow diventa addirittura spazio buio, rari i segmenti di luce, penombra dappertutto, la mucca si munge di notte e si sente solo lo scroscio del latte nel secchio.

E’ necessario mungere al buio perché si sta rubando al sovrintendente il prezioso liquido per fare le frittelle, idea criminale concepita dal cinese che è un vero genio dell’imprenditoria. Ma si sa, "...dietro ogni grande fortuna c'è un crimine...", e senza è difficile sfondare.

John Magaro

First Cow (2019): John Magaro

Il mito della frontiera demitizzato, sfocato, guardato in controluce di Meek’s cutoff, dove si può morire di sete e non c’è pepita d’oro che valgaun po’ d’acqua, qui lascia il posto ad una vena più surreale che introduce nello scenario fisso da decenni (almeno dalla nascita del cinema) elementi di stravaganza che rimettono in discussione vecchi schemi e rituali obsoleti.

Si parte dal presente, due scheletri affiancati in una fossa nella radura boscosa, portati alla luce dal cane con ragazza al seguito.

Un lungo flashback che dura tutto il film ci sposta indietro di quasi due secoli, 1820, le ossa si rimpolpano, la storia comincia per poi finire di nuovo dove era cominciata.

Cookie Figowitz (John Magaro) e King-Lu (Orion Lee), s’incontrano, qualcosa scatta, l’empatia della comune miseria e una vena amichevole che li porta a condividere, a non farsi del male, a sentire una spinta comune a fare qualcosa che dia una svolta alle loro vite raminghe.

Cookie oscilla indeciso se aprire un forno o un hotel per viaggiatori, il cinese non ha progetti, gli basta far soldi e sfuggire all’inseguimento dei russi che lo vorrebbero maciullare per qualcosa di brutto che ha fatto ad un loro compagno. Ha girato un po’ il mondo, sa valutare i posti e qui vede opportunità: “Qui la Storia non è ancora arrivata, stavolta siamo arrivati prima noi”.

Comincia ora ad esser chiaro il senso del film.

Scritto insieme a Jonathan Raymond e basato sul suo romanzo The Half Life, il film, dice Kelly Reichardt, si occupa di rintracciare "le radici del nostro spirito imprenditoriale ballerino e la dura realtà di come spesso si scontra con la ricchezza consolidata".

Dunque di “sogno americano” si parla, agli albori, al tempo della prima mucca. Leggi di mercato e rischi d’impresa, se non si inflaziona la produzione e si tiene segreta la ricetta il prodotto aumenta di prezzo, i due partono con le frittelle al latte. La fila al loro banchetto al mercato s’ingrossa, tutti le vogliono, c’è anche il furbastro che salta la fila e il ragazzo rimasto senza frittella saprà vendicarsi, prima o poi.

Intanto il guadagno cresce e la mucca notturna fa il suo dovere.

Nessun problema etico, serve solo una banca in cui depositare le monete. Nel cavo di un albero, e dove sennò?

Ma l’ inciampo arriva ed è un gatto sulla loro strada. Involontaria pedina per ripristinare l’ordine turbato dal crimine, il povero gattino grigio se ne sta mortificato in un angolo.

Da quel momento un lungo finale lentissimo e quasi sempre buio fa calare il sipario sul fallimentare tentativo di Cookie e King-Lu.

Cosa resta di tanto trafficare? La loro amicizia, eterna, secolare, vissuta fino all’osso.

La musica di William Tyler dà alla storia tessiture di chitarra elettrica che l’autore definisce romantic-folk. Appropriato, nulla da eccepire.

https://www.youtube.com/watch?v=zYdNZcJSyhg

 

 

 

 

www.paoladigiuseppe.it

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati