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First Cow

Regia di Kelly Reichardt vedi scheda film

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La recensione su First Cow

di alan smithee
8 stelle

Nei boschi dell'Oregon, nel nostro presente, un cane girovago assieme alla sua padrona scopre per caso i resti di due esseri umani che appaiono ancor oggi, nella desolazione un po' macabra degli scheletri che ne definiscono quel che resta dei contorni, come in una posa placida, come di quieta rassegnazione verso un mondo che non corrisponde all'indole di nessuno dei due.

Con l'antefatto che segue, e che occupa l'intera vicenda del film, avremo la conferma che la storia che si accompagna a quel ritrovamento, si riferisce a due persone completamente al di fuori del mondo famelico di risultati e di ritorni economici che li ha ospitati.

In una vasta regione boscosa di un territorio ricco di risorse e materie preziose, ad inizi '800, incontriamo un mite cuoco di nome Cookie, impegnato a raccogliere funghi e quel poco di cacciagione o pesci che la natura rende disponibili, per sfamare il gruppo di cacciatori presso cui si è unito, e che deve provvedere a sfamare.

Caso vuole che l'uomo si imbatta in un fuggitivo che egli scambia per un nativo, ma che invece si rivela un uomo di origine cinese, piuttosto istruito e buon conoscitore della lingua inglese.

Soccorsolo, l'uomo si mostrerà riconoscente, fino a trasformare il legame tra i due in una profonda amicizia, oltre che in una collaborazione reciproca che li vede impegnati a cercare fortuna sfruttando le abilità di cui la natura li ha dotati: l'abilità culinaria di uno e la buona predisposizione al commercio dell'altro.

Grazie alla presenza della prima vacca arrivata in quel posto, solinga e malinconica, ma piena di latte dopo aver perso nel lungo viaggio il suo vitello, i due riescono ad appropriarsi di nascosto del prezioso nettare della giovenca, utilizzato per produrre squisiti dolciumi da rivendere, prima d tutto, allo stesso ghiotto proprietario terriero dell'animale, e poi agli altri coloni e viandanti della zona.

Lo faranno senza alcuna arroganza, nella ferma convinzione di sfruttare un bene altrimenti lasciato sprecare, e nella ferma volontà di produrre qualcosa che potesse far alleviare ai presenti quel mal di vivere che le circostanze non particolarmente favorevoli di vita rendevano palpabile per tutti.

Con First Cow la bravissima regista Kelly Reichardt torna alle atmosfere dure del west dei coloni di Meek's Cutoff, per svoltare stavolta repentinamente e con gran sorpresa, nell'incentrare la vicenda portante del film sull'amicizia resa possibile dal destino che unisce due uomini miti e posati, trasformando la vita ed il progetto che li unisce, in una singolare, mancata, ideale ed idilliaca sorta di storia d'amore rimasta un abbozzo.

Un'intesa ove il sentimento si traduce unicamente, ma con l'intensità che contraddistingue tipicamente due amanti, sotto forma di profondo rispetto, che di manifesta in condivisi programmi di vita, e nel progetto di un'avventura che unisce due temperamenti per la realizzazione di un traguardo.

Un progetto di vita che trasformi possibilmente i due miti protagonisti in uomini di successo, ma senza per questo dover necessariamente sopraffare alcun antagonista, come avviene invece nel tipico approccio soverchiante e violento da "conquista dell'West".

Non andrà loro bene come sognato, ma la circostanza di quel fatidico incontro renderà quasi eterna quella solidarietà creatasi e condivisa quasi in silenzio e senza clamori, a grazie alla quale entrambi gli uomini vivranno probabilmente il periodo meno gramo e più favorevole delle rispettive dure ed ingrate esistenze.

Ecco che la Reichardt, animata da straordinaria sensibilità, riesce nel compito, tutt'altro che scontato, di raccontare le sfaccettature più intime di una sincera amicizia, nata in un contesto completamente materiale e sin degenerato della corsa più sfrenata alla conquista delle singole opportunità a scapito dell'altrui concorrenza, privilegiando nel suo sviluppo narrativo riflessivo e tutto fuorché convulso, quel senso di collaborazione che, proprio in quel periodo, veniva scoraggiato dai più biechi individualismi e da una vera e propria lotta alla sopravvivenza e alla supremazia del più furbo ai danni del più debole o timoroso.   

 

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