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Psychobitch

Regia di Martin Lund vedi scheda film

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La recensione su Psychobitch

di alan smithee
6 stelle

ARTEKINO FESTIVAL 2019
Frida è strana; non si amalgama al gruppo scolastico che la vede inclusa, ha un passato travagliato segnato pure da un tentativo di suicidio, e ogni tanto combina qualcosa in grado di metterla al centro dell'attenzione (come salire su un tetto innevato minacciando di volersi gettare giù), ma solo per essere bollata come esempio da non seguire e tenere in disparte.
Marius è l'esatto contrario: è il più brillante della sua classe, conosce alla perfezione l'inglese, con massimo gaudio dei genitori, ed il suo unico cruccio è quello di riuscire un giorno a fare breccia sulla bella della classe, che pare non degnarlo più di tanto. Per facilitarsi il compito, decide di utilizzare il suo ascendente su un professore per proporre la preparazione ad un esame sotto forma di lavoro di gruppo da svolgere a coppie, sicuro che le avrebbero abbinato la ragazza, e che questa lo desiderasse finalmente, non fosse altro che grazie al suo elevato rendimento scolastico.
Ma, contrariamente alle aspettative, il professore affianca a Marius proprio la folle Frida, in quanto giudicata come l'alunna più bisognosa di un tale valido appoggio.

Il rapporto tra i due si sviluppa tra incertezze, contrasti, gaffes e bizzarrie varie, tutte unidirezionali, ovvero provenienti dal lato della esagitata quindicenne, ma anche all'insegna di una presa emozionale che il ragazzo finisce per apprezzare a tal punto da attaccarsi a quella persona in un modo a cui non avrebbe mai pensato.
L'epilogo si svolgerà in occasione del ballo di fine anno, ove anche il nostro serioso alunno modello dimostrerà di saper tener testa brillantemente all'incontenibile voglia di vivere della sua imprevedibile e testarda compagna.
Al suo quinto lungometraggio, il cineasta norvegese Martin Lund dimostra di sapersi molto bene addentrare nello studio dei comportamenti adolescenziali, rifuggendo troppi déjà-vu spesi in migliaia di altre occasioni inerenti pellicole incentrate sull'adolescenza. La scelta stessa di soffermarsi su dettagli anche sgradevoli, ma coerenti e funzionali con il contesto da raccontare (il disagio del protagonista visto attraverso la scena forte della pulizia "manuale" del water sporco), la dice lunga rispetto a quanto si è soliti affrontare di fronte a contesti giovanili simili, spesso bloccati su un didascalismo da goliardia che ci racconta un po' sempre le stesse cose, e ci propone sempre le medesime situazioni di rito.

Invece il film di Lund riesce a distinguersi e a farsi apprezzare per come riesce ad entrare nel rapporto ispettivo che si instaura tra questi due ragazzi così eterogenei ed apparentemente poco complementari, sviscerando l'argomento con un approccio originale, fresco, quasi inedito. Questo non vuol dire rinunciare a qualche luogo comune o a qualche escamotage per rendere più accattivante una storia che è pur sempre un percorso amoroso che matura poco per volta attraverso il completamento di una conoscenza più approfondita.
A rendere lodevole il risultato, molto è anche merito dei due espressivi protagonisti, ovvero Elli Rhiannon Muller Osborne nel ruolo di Frida, e Jonas Tideman, nei panni del perfettino con sensi di colpa Marius.   
 
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