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Mi mejor amigo

Regia di Martín Deus vedi scheda film

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La recensione su Mi mejor amigo

di scapigliato
9 stelle

Raramente un film sull’adolescenza riesce a fare tanto rumore senza qualche aiuto sensazionalistico, ovviamente più che legittimo e contestuale dato il tema, puntando invece tutto sì su elementi narrativi tipici del romanzo di formazione, ma raccontati con semplicità e delicatezza, senza urlare. L’incontro/scontro tra i due protagonisti, le prime trasgressioni, la confidenza sempre più intima, la fuga nella natura selvaggia come sintesi narrativa ed estetica della traiettoria adolescenziale, sono passaggi fondamentali dell’educazione alla vita e all’affettività di due ragazzi, uno agli antipodi dell’altro, come lo sono Angelo Mutti Spinetta e Lautaro Rodrígurez. Il primo, dai tratti femminili e gentili, introverso e pudico, e il secondo virile, selvatico, misterioso e sfrontato. L’acqua e il fuoco, elementi oppositivi, ma anche prettamente terrigni, viscerali, primitivi. L’interpretazione che i due giovani attori argentini ne danno è straordinaria. Straordinario è infatti il loro naturalismo e straordinaria la loro freschezza e genuinità del gesto e delle emozioni. Se Mutti Spinetta si innamora del suo miglior amico, confessandolo alla madre in una scena di rara efficacia e delicatezza, Rodríguez va per la sua strada, accetta l’affetto dell’amico, ma non ha scelta: deve andare. L’uguaglianza e l’amore nella differenza, nella tragica opposizione tra due giovani vite che affrontano la realtà abbracciati dalla natura argentina, immensa e distaccata. I due ragazzi partono da una forte diffidenza iniziale, soprattutto da parte di Angelo Mutti Spinetta che con il suo personaggio tratteggia l’adolescente fragile e sensibile, addomesticato e diffidente della media borghesia, per terminare in una confidenza e complicità che rasenta l’innamoramento, e per il personaggio di Mutti Spinetta è davvero così nei confronti di Rodríguez, simbolo del maschio selvaggio di estrazione proletaria. Ma nonostante questo dato emblematico, la regia di Martín Deus preferisce le domande che le risposte e così punta tutto sulla suggestione dell’ambientazione estraniante dovuta alla wilderness imperante, al suggerito piuttosto che all’esplicitato, mantenendo una tensione drammatica che è anche sessuale, esplorando di fatto l’universo ingarbugliato dell’amicizia maschile adolescente, fatto di intimità, fratellanza, tensioni omoerotiche e sensi di colpa laceranti.

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