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Sorry We Missed You

Regia di Ken Loach vedi scheda film

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La recensione su Sorry We Missed You

di Furetto60
7 stelle

Decisamente duro, questo film di Ken Loach,ma tremendamente realistico.

Sorry we missed you” è la frase impressa sul foglietto che viene lasciato dal corriere, quando il destinatario della consegna non è reperibile ed è l’evento più catastrofico, che gli possa capitare in quanto, se non recapita la merce o ritarda, incorre in multe e penali salatissime. Il corriere in questione è Ricky, protagonista del film, che inizia questo nuovo lavoro, dopo averne già cambiato tanti, smanioso di trovare finalmente la sua strada e poter dare tranquillità economica alla famiglia. In teoria, ciò che il suo capo gli dice al momento di assumerlo, è più che incoraggiante, gli viene prospettato un impiego autonomo, con possibilità di benefit :” sarai padrone del tuo destino”, “lavori con noi, non per noi”,  In realtà, Ricky si trova scaraventato in un quotidiano allucinante, fatto di giornate lavorative di 14 ore, sei giorni su sette, strade da percorrere con qualsiasi clima pur di arrivare a destinazione, permessi mai concessi e pause inesistenti. Ricky diventa un corriere sfruttatissimo, il cui tempo è scandito dalle consegne e dagli “spari” dello scanner, che monitora ogni suo movimento, i dispositivi elettronici che dovrebbero semplificare il lavoro sono concepiti, come strumento  per controllare i subalterni e per garantire i folli ritmi di efficienza, Ricky porta con sé una bottiglietta per urinare, visto che non ha il tempo per recarsi al bagno. Il regista Ken Loach descrive un sistema perverso, che  solo apparentemente, produce liberi professionisti, ma che, sotto queste mentite spoglie in realtà nasconde  sfruttamento lavorativo e inquietanti retromarcie nei loro diritti. È vero che il capo è un miserabile e cinico negriero, ma ciò che realmente rende la vita di Ricky e di riflesso della sua famiglia un inferno, è proprio questo pseudo “neoliberismo”, ciò che gli viene riferito nell’incipit circa il rapporto di lavoro che sarebbe di “«collaborazione», è mendace. La presunta autonomia del corriere è un vero e proprio bluff indecente, Ricky va dappertutto, rischiando multe, incidenti, per ottenere la sospirata registrazione del documento del mittente, per non perdere la consegna. Perché se poi un giorno deve assentarsi o trova un sostituto o deve pagare centinaia di sterline di multa. Se rompe “la pistola ottica” paga mille sterline,” dulcis in fundo” nelle inquadrature finali, Ricki viene pestato e derubato e il suo capo mentre lui al pronto soccorso aspetta di essere medicato, gli ricorda che dovrà pagare una grossa multa, è un vero e proprio gioco al massacro dei più deboli, ovviamente.  Loach racconta per l'ennesima volta le disgrazie degli ultimi, dei lavoratori costretti a “tour de force” massacranti per rispettare scadenze, orari e numero di consegne imposte dalle leggi spietate dell'e-commerce, che comporta dinamiche spesso invisibili per coloro che comodamente acquistano, da casa usando i loro computer e gli smartphone. Lo scenario quotidiano di Ricky è avvilente. La moglie Abby fa la badante non di uno solo, ma di tanti anziani, spostandosi freneticamente in ogni angolo della città, con gli stessi orari mostruosi del marito e per giunta senza auto, venduta per acquistare il furgoncino a Ricki, poi problemi familiari col figlio graffitaro e poco incline a studiare e la figlioletta undicenne che si ritrova costretta dall’assenza dei genitori a crescere in fretta. La regia di Loach è ancora oggi lucida, precisa,la sua idea di cinema, è ancora di grande potenza espressiva, stando dalla parte dei “peones” moderni, racconta di un precariato dilagante, senza alcuna tutela,  con il sostanziale sfruttamento dei lavoratori, diventati “autonomi” e “indipendenti” solo per ottimizzare costi e benefici dei padroni, mentre la forbice sociale si allarga. Sono i tempi della cosiddetta "gig economy", di chi non ce la può fare ad andare avanti, Il regista è consapevole che  un film non potrà cambiare il mondo, ma almeno può ridare ai protagonisti, quella dignità e visibilità che la vita gli ha ingiustamente sottratto. Di ispirazione per la storia del film, è stata la vera vicenda di Don lane, un corriere morto nel 2018 dopo aver saltato diversi appuntamenti ospedalieri per la cura del diabete da cui era affetto, per lavorare senza interruzione nel periodo di Natale e non incorrere in multe di 150 sterline, per mancate consegne.

 

 

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