La recensione su Dopo il matrimonio

di marcopolo30

5 stelle

Remake francamente inutile e a ruoli invertiti dell'omonimo, acclamato film danese del 2006 di Suzanne Bier. Un'operazione nella quale Juliane Moore brilla di luce propria ma della quale mi sfugge il senso.

Siamo di fronte al remake a stelle e strisce di un film danese diretto dall'acclamata Susanne Bier nel 2006. In altre parole: iniziamo male. Le ragioni per le quali si ostinino dalle parti di Hollywood a comprare i diritti di riuscitissimi film europei per realizzarne una propria versione con attori famosi in patria continuano a sfuggirmi, perché a conti fatti ottengono sempre e solo modesti risultati artistici e un insuccesso commerciale garantito. Comunque vabbeh, contenti loro... Entrando nel merito del film, Bart Freundlich è al timone dell'operazione e rispetto all'originale danese decide di invertire i ruoli, e cioé: madre e non padre cha abbandona figlio in fasce; padre e non madre che quindi si prende cura del pargolo; ricca donna d'affari e non ricco uomo d'affari che viene in ausilio di tale famiglia sposando il genitore rimasto single e adottando il bebè. Tali inversioni rendono il plot molto più melodrammatico e proporzionalmente meno realistico. In altre parole, un cambio a perdere sotto entrambi gli aspetti. Per quel che riguarda le interpretazioni, Juliane Moore da l'ennesima prova di essere un mostro di bravura, mentre la sua controparte Michelle Williams non m'ha convinto granché, dimostrando ben modesta espressività. Peggio ancora fa però -ai miei occhi- la giovane Abby Quinn nel ruolo della giovane sposa. Nel complesso, non un brutto film ma certamente un remake poco ispirato del quale nessuno credo sentiva il bisogno.