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Il Signor Diavolo

Regia di Pupi Avati vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il Signor Diavolo

di axe
7 stelle

Veneto, anni '50. Un atroce ed anomalo delitto scuote il paese di Lio Piccolo. Un giovane adolescente, Carlo, uccide con un colpo di fionda Emilio, un altro ragazzo il cui aspetto fisico è reso sgradevole da alcune malformazioni, credendolo il diavolo; il "Signor Diavolo", secondo la definizione che dà del maligno Gino, il sacrestano del paese, ritenuto, insieme ad una suora, l'ispiratore dell'omicidio. A causa di questa matrice religiosa, Clara, la madre del ragazzo defunto, donna facoltosa in grado di muovere molti voti, minaccia il boicottaggio della Democrazia Cristiana. Ciò spaventa il governo; il Ministero di Grazia e Giustizia invia sul posto Furio, un suo funzionario, con lo scopo di insabbiare la vicenda e scagionare gli uomini di Chiesa coinvolti. Studiando gli antefatti apprende che Emilio è detto dalla gente del luogo avere natura demoniaca e, in passato, aver sbranato la sorellina. Inoltre, sembra che il figlio della nobildonna sia coinvolto nelle morti di un amico e del padre di Carlo. Iniziando le indagini già sconvolto per tali antefatti, Furio provoca tanto clamore da farsi togliere l'incarico dal Ministero. A quel punto, però, la ricerca della verità diventa un'ossessione. E la trova, ma non potrà raccontarla ad alcuno. Un buon film dell'orrore di Pupi Avati, ambientato in un ambiente contadino ancora permeato - nonostante qualche elemento di modernità - di credenze arcaiche e superstizioni. I personaggi che le tengono in vita, paradossalmente, sono proprio coloro che dovrebbero dissiparne le tenebre. Essi sono i prelati coinvolti nella vicenda; difficile dire dove finisca la loro buona fede, ed inizi la strumentalizzazione di tali credenze, al fine di plasmare le coscienze - sin da bambini, i popolani sono istruiti ad accettare, temere e rispettare l'esistenza del diavolo - per poi controllarle. Ma, il maligno - in quest'opera ricca di simboli - da cosa è, in realtà, rappresentato ? Sicuramente, dall'oscurantismo, dalla menzogna, dalla confusa irrazionalità, che si perpetuano, alimentandosi delle brame di potere e combattendo ferocemente la verità, che finisce inghiottita dalle tenebre. E' l'epilogo che lo sceneggiatore riserva a Furio ed alla sua ricerca, nel momento in cui essa diventa libera da condizionamenti esterni e pertanto in grado far crollare il castello di ipocrisie e falsità che generano il vero male. Il diavolo prende vita nei volti e nei corpi di persone le quali, più o meno involontariamente diventano strumento del dominio dell'irrazionalità; un giovane devastato dal dolore fisico causato da cure peggiori del male; un altro giovane violentato nell'animo da un'educazione bigotta, che lo porta a soffrire di sensi di colpa insopportabili, e cercare la realizzazione di desideri impossibili. Gli attori si esprimono discretamente; ho apprezzato particolarmente Chiara Caselli, nel ruolo dell'enigmatica nobildonna Clara, mamma di Emilio. Personaggio sofferente ed indecifrabile, è detentrice della verità, eppure non fornisce a Furio - ed allo spettatore - alcun elemento per chiarire la reale natura del deforme Emilio. La prima parte del film è narrata tramite flashback; in questa fase, la tensione rimane latente - gli eventi sono più o meno noti - per poi esplodere nella seconda parte del film. Apparizioni, rumori forse solo immaginati, sequenze oniriche sono il preludio alla triste sorte che spetta a Furio, nel momento in cui, rivendicando il proprio libero arbitrio, si libera dal giogo che fino a quel momento l'ha reso asservito al sistema. La conclusione ci dimostra che non è, però, ancora tempo di verità; e forse, non lo sarà mai. Il film mi è piaciuto, grazie ad un'evocativa ricostruzione di un ambiente rurale quasi fuori dal tempo, atmosfere intense ed oppressive, una tematica facilmente individuabile e condivisibile.

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