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L'ombra del dubbio

Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film

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La recensione su L'ombra del dubbio

di Baliverna
8 stelle

Non tra i migliori Hitchcock, ma bello. Per certi versi mi ricorda "Delitto per delitto", cioè per l'antipatia di molti personaggi e per il tema delle conversazioni oziose e scherzose su delitti immaginari e sul come non farsi scoprire. Il tono allegro delle chiacchierate non toglie nulla, anzi aumenta l'orrore delle ipotesi e dei ragionamenti omicidi.
Personaggi antipatici, dunque. Mi riferisco soprattutto ai componenti della famiglia presso cui vive il protagonista. Ciò che li rende invisi è forse la loro affabilità eccessiva, appiccicosa, sotto cui c'è una bella dose di stupidità, ipocrisia, goffaggine nell'affrontare i problemi. La madre è una bambinona, priva di qualunque discernimento su bene e male e perfettamente manovrabile da chiunque. Il suo ideale supremo sembra essere la casa e l'aspetto esteriore di qualunque faccenda, senza che si preoccupi di guardare sotto la superficie. I bambini sono viziati e saccenti, specie la femmina. Il padre è una nullità di uomo, sa solo chiacchierare ed è senza spina dorsale, tanto che è spesso presente ma non partecipa mai all'azione. Paradossalmente loro sono meno antipatici dell'assassino stesso, al quale il regista conferisce delle sfumature di ambiguità. Ciononostante va precisato che non è in alcun modo una figura positiva o ammiccante.
Un elemento non secondario del film e ad ulteriore discredito della famigliola è il fatto dell'enorme stima di cui gode il protagonista. Tutti stravedono per lui in un modo che rasenta l'adulazione e l'adorazione, specie madre e figlia maggiore, senza che questi sia un tipo particolarmente brillante o simpatico, anche solo in superficie. E' un uomo meschino, ambiguo, misterioso, appena capace di un paio di buone maniere per destreggiarsi in società. Eppure è l'idolo della famiglia e della cittadina. Nessuno intravvede la natura corrotta e perversa di quel personaggio. Tutto ciò sembra essere una considerazione pessimistica di Hitchcock sulla capacità della gente comune di riconoscere una persona per quello che è, o almeno di astenersi dallo stimare un uomo quando presenta davvero pochi pregi e molte zone d'ombra. Questo aspetto del film mi ricorda "La morte corre sul fiume", dove un maniaco omicida riesce ad abbindolare e a farsi stimare da quasi tutti.
Hitchcock dirige col suo solito mestiere e costruisce una buona tensione, che qui riguarda l'alone di mistero e incertezza che circonda il protagonista. Nella sequenza del telegramma il regista riesce a tormentare lo spettatore quasi con niente e anche senza motivo. La lettura dello stesso viene continuamente dilazionata e interrotta da banali intoppi, anche se non c'è una vera ragione narrativa.
I difetti del film sono un commento musicale invadente di Dimitry Tiomkin e un doppiaggio italiano da fischi e lancio di ortaggi. Accanto ad alcuni doppiatori bravi e di mestiere ve ne sono altri che presentano un chiaro accento straniero (italiani all'estero o stranieri in Italia?) e una recitazione vocale da latte alle ginocchia. Questa sì che sarebbe una pellicola da ridoppiare.

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