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A sangue freddo

Regia di Richard Brooks vedi scheda film

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La recensione su A sangue freddo

di Baliverna
8 stelle

Bel film, duro e crudo, su un fatto di cronaca realmente avvenuto. Devo dire che mi ha stupito in positivo per il modo in cui racconta una storia che oggi certamente sarebbe stata messa su pellicola con ben altro tono e intenti. Oggi si sarebbe insistito sull'azione, sulla frenesia degli inseguimenti, e su inutili particolari truculenti e forse sadici sul plurimo delitto perpetrato. I due protagonisti sarebbero stati poco più che manichini. Niente di tutto questo per il sobrio e coscienzioso Richard Brooks, interessato ai nudi fatti e soprattutto alla psicologia dei personaggi. Il regista, se da una parte mette in piedi una narrazione scarna ed essenziale, dall'altra si sforza di penetrare dentro gli eventi soprattuto per comprenderne le ragioni. In particolare il film tenta di spiegare le motivazioni che hanno indotto due giovani, non santi ma neppure troppo disumani, a sterminare un'intera famiglia innocua e innocente. Il regista e sceneggiatore sembra trovarne le cause nell'infanzia disagiata - per non dire infernale - di uno dei due. L'altro, invece, è un furfante più per suo desiderio personale e molto meno per l'ambiente in cui è cresciuto. Se quindi da una parte vi è un certo determinismo psicologico, forse troppo insistito, dall'altra c'è anche un richiamo alla libertà individuale di scegliere davanti al bene e al male. Il bandito con l'infanzia difficile alle spalle ruba e uccide più per sfogare una rabbia che si porta dentro, causata dai due pessimi genitori che si è ritrovato. L'altro sembra quasi che si diverta a fare il fuorilegge, l'assassino, l'imbroglione. I due, in ogni caso, sono il prodotto sbagliato che per forza una società piena di ingiustizie partorisce.
Un altro punto su cui riflette il film è la liceità o meno della pena di morte, rappresentata per altro con crudezza, senza compiacimento ma anche senza sconti, poiché come potrebbe la società condannare a morte un uomo quando è essa stessa con le sue ingiustizie ad essere la causa del suo essere uno sbandato, e magari un violento.
Richard Brooks gira un film pessimista e piuttosto duro, che però è ancora lontano dall'amarezza, dalla disillusione e dal cinismo di "I professionisti". C'è ancora spazio per il dolore e per l'interrogarsi sul perché del male. Anche per questo ho apprezzato molto questo film. Entrambi, comunque, sono infarciti di riferimenti biblici, argomento su cui l'autore sembra riflettere molto, con tono vagamente polemico. I registi di oggi avrebbero molto da imparare da pellicole come queste. La fotografia è in un bel bianco e nero, con l'immagine in 2:35.

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