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Il grande salto

Regia di Giorgio Tirabassi vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Il grande salto

di alan smithee
6 stelle

Una vita da poracci, quella di Nello e Rufetto, malviventi da quattro soldi beccati in fuga dopo una rapina, detenuti in carcere per quattro anni (su dodici, per tacer dei suoceri di Rufetto, che almeno speravano in 12 anni pieni, ma se non altro si rincuorano che al loro genero non gli abbiano concesso i domiciliari).

Tornati in libertà, dovranno confrontarsi con un mondo che li riprense a sé ancora più inadeguati, pasticcioni e sfortunati di prima.

Improvvisatisi ad affrontare una prova dopo l'altra, arriveranno troppo tardi a comprendere che loro la sfiga ce l'hanno incorporata nel DNA, e che pertanto ogni sforzo ed impegno che li coinvolge, non potrà che dare risultati disastrosi... almeno fino ad un certo punto.

Si respira un'aria interessante che profuma, anche se ancora da distaccata distanza, di cinema di grandi autori della nostra commedia più matura e popolare. Potremmo citare addirittura Steno (per Febbre da cavallo) e Monicelli (non solo per I soliti ignoti). Ma pure lo Scola di "Brutti, sporchi e cattivi" per l'accanimento viscerale della sventura nei confronti di coloro che già si trovano in condizioni disagiate e non possiedono alcuna dote in grado di fornir loro una eventuale possibilità di miglioramento. 

Il valido, e in un certo senso inaspettato esordio in regia del bravo attore Giorgio Tirabassi, avviene all'insegna di una tragicomicità che racchiude un sapore amaro che non permette mai di concedersi in risate liberatorie, anche quando certe situazioni al limite del paradossale (il miracolo al contrario su tutte) lo renderebbero lecito.

Se Ricky Memphis si appropria, con questo suo personaggio di Nello, ladro colto da vocazione tardiva verso una santità che finisce per affossarlo ulteriormente, e da cui trae vantaggio solo tornando a comportarsi da approfittatore indolente come è sempre stato in tutti i frangenti che hanno preceduto questa sua fase "ispirata", della sua migliore parte da decenni, e Tirabassi nel ruolo nervoso e dolente di Rufetto conferma le arcinote doti di attore di primo rilievo, sono due personaggi di fatto secondari a risultare i migliori in assoluto: la coppia di suoceri insieme intransigenti ed arrendevoli per amore dell'unione familiare, interpretata alla perfezione da Paola Tiziana Cruciani e da Gianfelice Imparato, strepitosi nel rendere palpabile il disagio di non poter agire d'impulso come la situazione lo richiederebbe, per salvaguardare quello straccio di legame familiare che ancora è lecito mantenere per una quiete familiare comunque irrealizzabile in presenza di un genero maldestro e indolente come quello che gli è piombato in casa per merito della figlia. 

Simpatici i camei fulminei e grotteschi di Marco Giallini e Valerio Mastandrea.

 

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