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Jojo Rabbit

Regia di Taika Waititi vedi scheda film

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Tiaz gasolio

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Jojo Rabbit

di Tiaz gasolio
10 stelle

jojo Rabbit – La Recessione
Ovvero Taika Waititi über alles
Nel 2020 è ancora possibile dire qualcosa di nuovo sulla Seconda Guerra Mondiale e sul Nazismo? Molti revisionisti rincoglioniti dal cervello freddo (causato forse da un eccesso di voluta calvizie) vi direbbero di sì. E comincerebbero a elencarvi le mille e una cosa buona fatta da Hitler e dal Nazionalsocialismo nella prima metà del XX secolo. Probabilmente, nella prima parte della pellicola, Taika Waititi deve essersi ispirato proprio a questi revisionisti lesi, perché ci presenta il piccolo Johannes "Jojo" Betzler - un fanatico nazista che non vede l'ora di andare al campo dei giovani nazionalsocialisti, dove gli verrà insegnato tutto sul fanatismo cieco prodotto dalla mente malata di Hitler. Il regista, con gli occhi del piccolo Jojo, riesce a perculare tutti i grandi dogmi del Nazismo, partendo dal paradigma dell'uomo ariano invincibile, mentre le donne a casa a cagar figli e a curare le ferite che i veri uomini si sono fatti in battaglia, fino ad arrivare ai classici pazzi stereotipi sugli ebrei che vengono descritti, durante l'addestramento della gioventù hitleriana, come avidi essere con squame e corna. Il protagonista, Jojo, sfegatato giovane nazi, però non si dimostra all'altezza delle aspettative del regime e, anche se guidato da un Hitler immaginario interpretato dallo stesso Taika Waititi (che porta sullo schermo un Führer di altissimo livello, secondo solo a Charlie Chaplin ne Il Grande Dittatore e con un pizzico di simpatia à la Il Dottor Stranamore), rimane menomato e impossibilitato a diventare un buon nazi pronto a morire in guerra. Sarà l'incontro con l'ebrea nascosta dalla fighissima madre di Jojo (Scarlett Johansson) nell'intercapedine del muro di casa a scatenare il cambiamento nel ragazzino. Il regista sfrutta lo sguardo allegro e fanciullesco del protagonista per mostrarci la realtà di merda della Germania del 1944, riuscendo a farci fare quattro risate con Yorki, l'amico cicciottello, che se ne va in guerra con l'uniforme di cartone (l'ultima trovata del Reich), o con la Gestapo che perquisisce la casa del protagonista e gioisce per il cieco fanatismo del bambino. In questa pellicola che tiene lo spettatore incollato allo schermo, Taika Waititi riesce a stupirci con personaggi parodistici tra cui spicca Sam Rockwell, ufficiale nazista addetto all'addestramento dei bambini - forse perché cieco da un occhio, forse perché innamorato del suo secondo in comando, Alfie Allen - e la cicciona fanatica Rebel Wilson. Ovviamente non si tratta di un film puramente comico e gli avvenimenti che si susseguono sullo schermo riescono a comunicarci in maniera oggettiva il disagio di vivere in un paese in guerra, la tristezza di perdere le persone care, la sconfitta degli ideali. In conclusione, Taika Waititi riesce con questa pellicola a far rivivere allo spettatore i dolori della guerra, i soprusi degli stupidi nazisti verso la popolazione ebrea abbandonando le atmosfere seriose alla Schindler's List e utilizzando invece una satira sapiente e spietata che non fa prigionieri, con risultati stupefacenti. Se questo non è un genio, non so cosa lo sia. Una pellicola che tutti i nazisti del giorno d’oggi dovrebbero guardarsi per uscire dalla palude di stupidaggini che hanno in testa.
#larecessione
per insulti anche non costruttivi.
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