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C'era una volta a... Hollywood

Regia di Quentin Tarantino vedi scheda film

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La recensione su C'era una volta a... Hollywood

di mm40
7 stelle

Hollywood, 1969. Mentre un attore di telefilm, in calo di popolarità, si vede costretto ad accettare la proposta di trasferirsi sei mesi in Italia a girare spaghetti western, la sua controfigura si destreggia come può fra un set di Bruce Lee e un casuale incontro con la Family di Charles Manson.

Se conosci un finale migliore per una storia vera, racconta quello: ne vale sempre la pena. La morale è la stessa di Inglourious basterds (2009) e, sostanzialmente, di tanta storia del Cinema, del Teatro e della Letteratura: Tarantino ama raccontare, affabulare, andare per digressioni, affascinare e non è poi così importante il contenuto del discorso – se il discorso si regge in piedi benissimo da solo. E, tanto per cambiare, il copione (dello stesso regista) di C’era una volta a… Hollywood è un congegno sostanzialmente perfetto, munito di dosi massicce di suspance (l’incontro con George), di personaggi a tutto tondo (difficile valutare chi sia il vero protagonista fra Leonardo Di Caprio e Brad Pitt, che pure vincerà l’Oscar come non protagonista per questo ruolo), momenti esilaranti (il match con Bruce Lee) ed esaltanti (il finale, senza dubbio, anche se tagliare sull’ambulanza che riparte avrebbe avuto più senso logico, rispetto all’aggiunta della sequenza successiva, in effetti inutile ai fini della trama). La Storia non è andata così, ma in fondo ci interessa poco: anzi, il cinema è anche un modo per raddrizzarla, per fare sì che il lieto fine possa arrivare anche nella vita reale, per riscaldare i cuori degli spettatori anche davanti a una vicenda che di rassicurante ha sulla carte ben poco, il massacro di Cielo drive come l’apocalisse nazista. Altri interpreti degni di nota in un cast, manco a dirlo, spettacolare: Al Pacino, Kurt Russell, Luke Perry, Margot Robbie, Dakota Fanning, Michael Madsen Bruce Dern, Zoe Bell e, in una particina, c’è anche Harley Quinn – figlia di Kevin – Smith. Ritmi medio-alti, due ore e mezza di durata che volano via, ma anche questo non è nulla di nuovo per Tarantino. 7,5/10.

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