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C'era una volta a... Hollywood

Regia di Quentin Tarantino vedi scheda film

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H Bakshi

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su C'era una volta a... Hollywood

di H Bakshi
10 stelle

Il postmoderno è una cosa seria! Tarantino crea un film maniacalmente fedele agli stilemi anni '60 (ma fino a un certo punto). Poi conclude con un tocco di genio. Los Angeles è molto diversa da quella di Pulp Fiction, necessariamente... C'era una volta...appunto! Strepitosa la prova di Di Caprio. Ottimo Brad Pitt.

Il postmoderno è una cosa seria! E' questa la conclusione a cui sono arrivato dopo aver visto l'ottimo, praticamente perfetto film di Tarantino. Chi si aspetta scene di violenza quasi insopportabile, salti nel tempo con la sceneggiatura, speculazioni pseudofilosofiche tra personaggi ai margini della della legge potrebbe restare deluso. Il film, volutamente fedele agli stilemi della Hollywood anni '60 ha una sceneggiatura lineare, si svolge nell'ambiente degli studios, dei ristoranti alla moda, dei sobborghi eleganti, nella villa del patron di Playboy. A differenza di Jackie Brown o delle protagoniste di Grindhouse, le donne non sono emancipate. Il mitico Bruce Lee pare una macchietta, esattemente come il personaggio di Cato, con le sue mani "registrate come armi letali" (siamo decisamente in zona-Clousau). I messicani, ben diversi dai personaggi dell'amico Rodriguez, si limitano a fare i parcheggiatori. I neri semplicemente non ci sono. O meglio: si parla di Cassius Clay ma le inquadrature sono "ripulite" proprio come quelle dei classici film di Hollywood. C'era una volta, il punto di partenza era quello... ma non poteva durare. Tutto stava per cambiare: i rapporti sociali sarebbero cambiati, la loro rappresentazione sarebbe cambiata, i miti sarebbero cambiati e dopo decenni di nuove esplorazioni saremmo arrivati al cinema di Tarantino: il postmoderno al cinema. Oltre a essere uno spettacolo per gli occhi, "C'era una volta a Hollywood" è dunque un film necessario per il regista, una specie di raffinata catarsi. Ma siccome Tarantino è sì un sincero e coltissimo estimatore di ogni genere di cinema (ed in particolare del cinema di genere, come dimostra l'inseguimento di Di Caprio a bordo di una Fiat 850 Coupè) ma è anche irriverente, il finale è irriverente e decisamente "tarantiniano". La violenza esplode per pochi minuti (ma come esplode!) ed è perfettamente riconoscibile agli "aficionados", con tanto di pitbull appeso ai testicoli e lanciafiamme in piscina. Gli "eroi di una volta" hanno la meglio. I miti della vecchia Hollywood vincono ancora (come nelle serie western e poliziesche del tempo) ma sappiamo tutti che non è andata così. Nessuno ha salvato Sharon Tate, nè il bambino che aveva in gembo. In un primo momento il salvataggio dell'attrice ricompone le cose, ci fa sentire bene, ma il retrogusto è amaro. Come al solito il film contiene innumerevoli citazioni. Ammetto di non avere la cultura per riconoscerne la maggior parte. Mi è sembrato tuttavia bellissimo il ruolo della bambina attrice sul set di "Lancer", in cui ho riconosciuto un omaggio a Jodie Foster. E' la Jodie Foster della vecchia Hollywood... poi avrebbe fatto ben altro in "Taxi Driver" con Harwey Keitel, poi Keitel avrebbe fatto "Le iene"... e tutto torna.

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