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The 8-Year Engagement

Regia di Takahisa Zeze vedi scheda film

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La recensione su The 8-Year Engagement

di supadany
4 stelle

Far East Film Festival 20 - Udine.

Posti di fronte alle avversità, la soluzione più facile è arrendersi e alzare bandiera bianca. Fortunatamente, esistono delle motivazioni che fanno la differenza e il vero amore è uno di quei rari e inesauribili motori che permettono di scovare energie altrimenti sconosciute, da dedicare per la conquista del proprio sogno.

The 8-year engagement offre un campionario risaputo, ma sempre ben accetto, di forti emozioni legate all'affetto più desiderato dall'essere umano. I confini che lo contraddistinguono sono dettati da paradigmi di vecchia data, che determinano la meccanica dello sviluppo in maniera diretta e inequivocabile.

A innamorarsi i giovani Hisashi (Takeru Sato) e Mai (Tau Tsuchiya) hanno impiegato poco tempo, ma proprio quando stabiliscono la data delle loro nozze, la ragazza comincia a manifestare segni di squilibrio, fino a cadere in coma senza che possa essere determinato un decorso sicuro. Nonostante tutto, Hisashi non intende abbandonarla e non perde la speranza nemmeno quando Mai si risveglia senza più un unico ricordo della sua vita passata.

 

scena

The 8-Year Engagement (2017): scena

 

Il binomio amore/malattia è tra i più produttivi che il cinema conosca, almeno commercialmente parlando, conquistando il pubblico dai tempi di Love story, lacerando milioni di cuori senza aver bisogno di architettare soluzioni particolarmente articolate.

Insomma, formula vincente non si stravolge, semplicemente si declina su taluni aspetti ed è ciò che avviene in questo film diretto da Takahisa Zeze, che sa dove andare a parare, senza vergognarsi di ricorrere anche a escamotage succinti.

Trattasi di tragitto programmatico, che non ha alcuna intenzione di mentire, con una partenza radiosa, un arrivo che deve piazzare il gancio del definitivo ko e in mezzo alcune tappe di montagna dai continui saliscendi. L'impasto è ovviamente elementare, talvolta accompagnato da metodi coercitivi, con un po' di piacevole bizzarria giapponese a speziare un dramedy elaborato tra sogni, l'alone della morte e la supervisione di un fato sadico, con una vita da ricominciare da zero e la caparbia ostinazione di chi non vuole abdicare, pronto a rimettersi più volte in gioco pur di non mollare.

Un corollario piuttosto consuetudinario, che non ha alcuna intenzione di stupire, con qualche scricchiolio di troppo, di cui probabilmente il suo stesso autore è a conoscenza, ritenendoli comunque propedeutici al risultato che si era prefissato di agguantare.

Destinato esclusivamente a chi al cinema adora versare fiumi di lacrime e ricorrere copiosamente al fazzoletto d'ordinanza. Nel caso, non fatevi trovare impreparati e presentatevi con una bella scorta.

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